Una condanna ad 8 anni: è quella che stamattina il Gip Belli ha inflitto ad Euro Seferovic, il nomade rom di 19 anni reo confesso della rapina e della violenza sessuale a carico di un’anziana di 91 anni avvenuta a luglio di quest’anno.
Si è conclusa poco fa l’udienza in cui il giovane, difeso dall’avvocato Gianluca Bona, è comparso davanti al giudice per chiudere in abbreviato questa vicenda che gli è costata l’emarginazione dalla sua famiglia, incredula per il gesto perpetrato nei confronti dell’anziana. Il pm Fiz aveva chiesto una condanna a 9 anni.
A Seferovic la Squadra Mobile era arrivata dopo la soffertissima denuncia della donna che viveva da sola in una casa singola nella zona est della città.
Un anno prima, il rom era già entrato a casa sua da una finestra laterale e l’aveva derubata di due portafogli, cellulari e qualche monile in oro. Lei lo aveva visto fuggire, aveva fatto denuncia e grazie alle telecamere di sorveglianza la polizia era risalita alla sua identità subito dopo la sua fuga in bicicletta.
A pochi giorni dalla chiusura indagini per quel furto (per il quale è stato condannato qualche settimana fa ad 1 anno e 10 mesi), Seferovic si è ripresentato nella stessa casa e ha “finito il lavoro”: si è introdotto in casa da una portafinestra forzata con un’ascia, è andato in cucina dove si trovava la donna minacciandola e spaventandola a morte. Le ha strappato gli orecchini di dosso, le ha sfilato la fede nuziale e si è preso quei pochi spiccioli che teneva nel portafoglio, senza curarsi del terrore in cui aveva gettato l’anziana.
E per finire, per il rancore nutrito nei confronti della donna che l’aveva denunciato per il furto dell’anno prima, l’ha spinta in camera da letto e ha tentato un approccio sessuale che ha configuarato pienamente la violenza sessuale. Poi se ne è andato ma, anche questa volta, la sua fuga è stata ripresa dalle immagini di sorveglianza.
Il ragazzo, qualche tempo dopo l’arresto, davanti al giudice ha detto di non sapersi spiegare quel gesto di violenza nei confronti dell’anziana. La sua famiglia è stata molto categorica: «Ha sbagliato, è giusto che paghi. Ha fatto una cosa orrenda».