Tridentina ad Asti prima della Russia
Ultima settimana di frenetici preparativi per la sfilata alpina di sabato prossimo, 21 aprile, a ricordo della permanenza per nove mesi di circa 4 mila alpini della Divisione Tridentina nell’Astigiano in vista della partenza per la Campagna di Russia.
Una presenza che ebbe un impatto importante in città e nei paesi circostanti, anche perchè in terra astigiana erano stati dislocati i più importanti reparti e battaglioni e, soprattutto, gli Alti Comandi.
In un libro la ricerca storica
Ripescando dai registri e dai diari militari tenuti dagli ufficiali, Franco Voghera ha compiuto una meticolosa ricerca storica compendiata nel libro “La Tridentina in Piemonte” disponibile per la commemorazione della prossima settimana.
Dalla diffusione dei primi stralci del libro, emerge una partecipazione attiva e presenzialista degli ufficiali del quartier generale alla vita della città.
Il generale accompagnato da Don Gnocchi
Ad Asti era di stanza il comandante generale Luigi Reverberi che aveva, fra i suoi ufficiali “quel” Don Carlo Gnocchi come cappellano militare.
Il 27 ottobre del 1941, poche settimane dopo l’insediamento nella zona astigiana per le esercitazioni di perfezionamento, ad esempio, il generale al mattino va a Torino per incontrare il generale di Corpo d’armata, ma nel pomeriggio fa visita agli accantonamenti del gruppo di artigliera alpina Valcamonica sistemati a San Damiano.
Gli alti comandi alle inaugurazioni importanti
Il giorno seguente, martedì 28 ottobre, è grande festa ad Asti, perchè si celebra il 19.mo anniversario della Marcia su Roma.
Il generale Reverberi è l’ospite d’onore e presenza a numerose cerimonie che si svolgono in città. «Come la santa messa in suffragio dei caduti della rivoluzione fascista – si legge nel libro di Voghera – l’inaugrazione di un padiglione dell’ospedale civile, il cambio delle fiamme con fasci littori alle mostrine del corpo dei pompieri, l’inaugurazione del palazzo del Consiglio di economia provinciale, l’inaugurazione della nuova stazione ferroviaria e, in ultimo nel tardo pomeriggio, la commemorazione tenuta in piazza San Secondo dal consigliere nazionale Carlo Alberto Biggini della Camera dei fasci e delle corporazioni».
Una giornata intensa che a noi, oggi, suona come una pagina di lontana storia dove, in una sola giornata, vengono inaugurate strutture vitali per la città (un pezzo di ospedale, il palazzo della Provincia, la nuova stazione) ancora oggi punto di riferimento urbanistico, logistico ed urbanistico.
Quella stessa stazione ferroviaria inaugurata nell’autunno del 1941, nell’estate del 1942 vide partire i 4 mila alpini su 12 tradotte, il più grande convoglio piemontese da un’unica città. E, come la storia ci insegna, per molti dei militari stipati nelle carrozze, quello fu un viaggio di sola andata.
Il rapporto con la popolazione locale
Il libro di Voghera, però, affronta anche gli aspetti più umani della permanenza dei “tridentini” nell’Astigiano analizzando a fondo il rapporto dei militari con la popolazione locale: divennero manovalanza nelle campagne e nelle botteghe artigiane durante le ore libere dalle esercitazioni e fecero battere più di un cuore alle “belle piemontesine”, molte delle quali sposarono alpini lombardi e veneti. Salvo poi ritrovarsi vedove pochi mesi dopo a causa del massacro della campagna di Russia.
Daniela Peira