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Cadeddu Irene
Attualità
La storia

«Ho salvato io il signore in arresto cardiaco: non dimenticherò mai quegli occhioni azzurri che cercavano aiuto»

Trovata la persona che ha praticato il massaggio cardiaco ad un uomo che si era accasciato a terra alle poste di via Buozzi: «Sono solo una OSS, non un’infermiera»

E’ durata poche ore la ricerca della donna che ha salvato la vita ad un cliente dell’ufficio postale di via Buozzi colpito da un attacco di cuore.

Si è fatta avanta lei, con il nostro giornale, dopo aver letto l’appello che Domenico Melina aveva fatto sia sul sito, ieri sera, che sulle pagine del giornale in edicola da stamattina.

L’appello, commovente e accorato, era di quell’uomo che si era sentito male proprio mentre era in fila all’ufficio postale e che sapeva di essere stato salvato da morte sicura da quella “infermiera” che gli aveva praticato il massaggio cardiaco fino all’arrivo dell’ambulanza. Lui non si ricorda nulla, ovviamente, ma i soccorritori e i medici dell’ospedale gli hanno ripetuto che senza quel salvifico intervento, il suo cuore avrebbe ceduto per sempre.

Non è riuscito a rintracciarla e, con moglie e figlia, ha un profondo desiderio di ringraziare quella donna perchè gli ha consentito di riabbracciare la sua famiglia.

«Quella donna sono io. E la prima cosa che voglio sottolineare è che non sono un’infermiera, ma una semplice OSS in servizio al Pronto Soccorso di Asti»: queste le prime parole di Irene Cadeddu raggiunta dal nostro giornale.

«Ricordo bene cosa è accaduto quel giorno. Io ero di riposo dopo il turno in Pronto Soccorso e ho parcheggiato l’auto fuori dall’ufficio postale per fare un prelievo al postamat. Appena arrivata ho visto che c’era un uomo disteso per terra. Ad essere onesta pensavo fosse già trapassato, visto il colore del viso e la totale assenza di battito e di respiro. L’impiegata della posta ha cercato di aiutarlo come poteva, ma sembrava davvero non esserci più nulla da fare. Le ho chiesto di spostarsi e ho cominciato a praticare il massaggio cardiaco e a chiamarlo ad alta voce, per stimolarlo. Per qualche minuto non è successo nulla, poi sono tornati sia il battito, sia il respiro. Ho continuato il massaggio per circa 10 minuti e quando è arrivata l’ambulanza ero letteralmente esausta».

I testimoni che hanno assistito a questo miracolo, con le lacrime agli occhi, hanno dedicato un grande applauso a quella donna che aveva appena salvato una vita.

«Non dimenticherò mai quei due occhioni azzurri spalancati e spaventati da una morte che sembrava così vicina. Non nego la soddisfazione per aver salvato quell’uomo, ma mi è venuto del tutto naturale».

E non è neppure la prima volta che Irene salva una vita: «Ho praticato il massaggio cardiaco in altre due occasioni, fuori dal servizio e in più occasioni ho praticato la manovra di Heimlich su bambini che avevano ingoiato caramelle o altro e rischiavano di soffocare. Io sono sempre in uno stato di costante vigilanza, così come mi hanno insegnato a fare sul posto di lavoro, e questo mi aiuta ad intercettare chi può avere bisogno di me».

Lei, che ha una famiglia, una mamma anziana cui badare e i turni massacranti al Pronto Soccorso. E che, a 47 anni, nonostante una vita professionale interamente vissuta da OSS è ancora una lavoratrice precaria. Lei che, dopo aver salvato la vita di Domenico Melina e, insieme alle colleghe e ai colleghi aver fatto parte del piccolo esercito di sanitari e parasanitari che hanno tenuto botta durante i due anni di pandemia all’ospedale di Asti, oggi per potersi assicurare un posto a tempo indeterminato deve rimettersi a studiare per dare il concorso.

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