La battaglia di un fioraio 92enne ancora in attività
I 92 anni li compirà a fine giugno ma non è un mite e arrendevole pensionato. Lui, oltre al fatto che si presenta ancora al lavoro nel suo vivaio, ogni giorno come da 70 anni a questa parte, conduce una battaglia legale contro due banche astigiane che accusa di averlo “spolpato” approfittando del successo della sua impresa.
Una battaglia cominciata nel 1989 e che si avvia ad un “glorioso” trentennale di carte bollate, ricorsi civili e penali, passaggi di avvocati, sostituti procuratori, giudici.
La storia è quella di Vincenzo Greco, soprannominato “Cecè”, noto titolare del vivaio all’uscita dal casello Asti Ovest.
«Io sono quasi analfabeta, sa? Ho fatto solo la seconda elementare, ma i conti li so fare e in questi 30 anni ho dato del filo da torcere a fior di bancari».
Comincia così la chiacchierata con quest’uomo di origini calabresi dalla battuta pronta, il complimento facile e una clientela che ha imparato a stimarlo e rispettarlo.
Quei rapporti con le banche non sempre trasparenti
Impossibile ricostruire nei dettagli questi 30 anni di rapporti di Greco con i due istituti di credito nel mirino delle sue lamentele.
L’ipotesi di reato è quella di applicazione di tassi usurari a mutui, prestiti, fidi, finanziamenti di vario genere. Ma, quel che è anche un punto di cui Greco si lamenta, molti di questi finanziamenti su cui si è trovato a dover pagare fior di interessi, non erano mai stati richiesti ed erano stati erogati a sua insaputa, approfittando, dice lui, del grosso giro di affari tenuto per molti anni che presupponeva anche una contabilità bancaria piuttosto complessa.
Una vicenda della quale si sta occupando il sostituto procuratore Luciano Tarditi e sulla quale sta compiendo atti di indagine, a riprova dell’attualità delle lamentele di Greco (o almeno di una parte di esse).
Un conto ancora in lire
valutato in miliardi
Fra interessi, anatocismi, fidi scoperti ed esborsi vari che si sono susseguiti negli anni prima dell’89 (data in cui l’uomo ha cominciato ad avere sospetti sulle due banche), si parla di 5-6 miliardi di lire, attualmente 2,5-3 milioni di euro. Senza contare i danni morali.
«Le banche non possono approfittarsi delle persone che lavorano, che hanno sempre fatto grandi sacrifici per farsi strada nella vita e che si fidavano di loro – dice Greco – io ho perso una sorella per questa storia e non glielo perdonerò mai».
Asti “per caso” gli portò fortuna
Il più longevo fiorista di Asti iniziò, come spesso capita, per caso a vendere fiori.
«Avevo fatto il militare a Casale Monferrato e, finito, ero andato da mio padre a Ventimiglia, dove faceva l’abbattitore di piante su quelle montagne ripide a picco sul mare – ricorda l’uomo – feci quel lavoro lì per un mese, ma quando fu ora di prendere i soldi, la paga era davvero misera. Disperato ebbi la fortuna di incontrare una persona che mi conosceva e che mi propose di fare il commerciante di fiori in Piemonte. Mi comprò 5 mila garofani in Riviera, li impacchettammo in quattro grossi cartoni pesantissimi che portai a spalle con la cinghia dei pantaloni. Raggiunsi Casale in treno, unica città del Piemonte che conoscevo per averci fatto il militare».
Ma gli inizi furono deludenti.
«Non ne vendetti neppure uno. Allora reimballai i fiori e ripresi il treno per tornare in Liguria, ma in viaggio trovai uno che mi convinse a provare a venderli ad Asti. Era il 1948 e arrivai in questa città un mercoledì di mercato. In poche ore vendetti tutto. Tornai a Ventimiglia, restituii i soldi prestati per il primo acquisto e mi misi a fare avanti e indietro portandomi a spalla i fiori fino ad arrivare a commerciare vagoni completamente carichi di fiori».
Anni di florido commercio e di disordine contabile
Accanto all’attività all’ingrosso che si estese in mezza Italia, Greco aprì il primo negozio in piazza Roma, poi il chiosco ai giardini pubblici e, infine, un primo vivaio vicino ai Comboniani fino a quello attuale.
«Io ho sempre investito i soldi che guadagnavo per ingrandire la mia attività e per questo lavoravo tanto con le banche. Ci sono stati anni in cui ho maneggiato miliardi di lire e non avevo certo bisogno di prestiti e mutui. Invece me li sono trovati assegnati e, con loro, interessi da capogiro. Non avrò pace fino a quando questa ingiustizia non sarà ammessa da quelle due banche».
Il progetto per senzatetto se vince la causa
Greco, inossidabile e battagliero ottimista, convinto di arrivare ad una sentenza positiva, ha anche le idee ben chiare su come investire il risarcimento danni che ne dovrebbe derivare.
«Quando vincerò la causa aprirò un ristorante per i più poveri, quelli che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena – dice sicuro – E’ una promessa che feci a mia sorella, la stessa che ho perso proprio a causa di questa vicenda bancaria che ha travolto la mia famiglia». Un progetto che avevano in comune, lui e la sorella e che nasce da lontano, da quegli Anni Cinquanta in cui, a Ventimiglia, “mangiavo quando potevo e dormivo sulla spiaggia”. «A quell’epoca fece scalpore la notizia di uno che vinse 100 milioni di lire alla lotteria. Una cifra enorme per quei tempi e io, appena guadagnai qualcosa, destinai sempre qualche soldino a giocare perché speravo anche io di vincere e, già allora, con mia sorella, avevamo l’idea di aprire un albergo-ristorante per poveracci come noi».
La lotteria, in via sua, Greco non l’ha mai vinta, ma la causa che ha tenacemente tenuto in piedi per 30 anni, presenta un conto finale di 2,5-3 milioni di euro, cifra che si avvicina molto ad una vincita favolosa.
Neppure i suoi 92 anni fermano il suo progetto: «Ho già anche pensato a dove farlo e a come organizzarlo».
Daniela Peira
2 risposte
Grande Sig. Cecè … mi piacerebbe sapere il nome delle due banche … ma dall’ 89 fino adesso …. non ci posso credere …. i ragazzi giovani dovrebbero avere metà della sua tempra …. per cambiare questo paese di ladroni
Io lo conosco personalmente e MOLTO da vicino …persone tenaci ed oneste come il buon Cecè ce ne sono davvero poche…