Con Giuseppe tracciamo un bilancio del 2021, chiedendogli innanzitutto quanto abbia influito in ambito paliesco la lunga sosta legata alla pandemia.
«Sono stati solo tre i Palii corsi quest’anno: Feltre, Fucecchio e Legnano. La sosta prolungata ha pesato in maniera considerevole. Personalmente ho cercato di ovviare puntando sull’ippodromo, unica possibilità per far gareggiare i cavalli. L’auspicio è che il 2022 sia un anno col botto, che le problematiche spariscano e si possa tornare a vivere appieno la vita paliesca».
Questo fermo pressoché totale quanto può avere inciso sui cavalli? Mi riferisco soprattutto ai soggetti che prima della sosta stavano emergendo e mostravano tutta la loro forza…
«Credo che un cavallo forte e ben preparato, un animale di qualità intendo, abbia pagato in misura minore la disabitudine alla competizione. Certo è però, riguardo all’anagrafe, che tre anni in più hanno un peso sensibile. Se pensiamo poi a quanto rapidamente può variare lo stato di forma di un “puro” o di un mezzosangue, con cambiamenti talvolta riscontrabili da un mese all’altro, figuriamoci dopo uno stop così prolungato».
Una problematica che tu hai cercato di risolvere in quale modo?
«Restava solo l’ippodromo come già accennato prima, anche se ultimamente pure lì ho rallentato molto le mie presenze. Ho voluto concedere un po’ di riposo soprattutto agli esemplari più anziani. Ma il lavoro non manca: mi .sono dedicato ai puledri, alla loro doma e all’addestramento».
Parliamo di Asti: ricordi il tuo debutto?
«Certo, avevo 20 anni. Corsi per Montechiaro: non fu un’esperienza indimenticabile. Ma soltanto un paio d’anni dopo mi sono tolto una grande soddisfazione vincendo per la Torretta su Ergo Song».
Sei il fantino in attività con il maggior numero di vittorie ad Asti, ben quattro. Una pista difficile quella di Piazza Alfieri, sulla quale ti sei sempre espresso bene…
«Una pista tecnica, non facile. Va interpretata nel modo giusto. La curva del cavallone se affrontata in testa va attaccata in un certo modo, mentre se ci si trova ad inseguire è importante scegliere la traiettoria giusta ed essere pronti a cogliere un eventuale errore di chi ti precede»
La tua lunga permanenza in alcuni Borghi o Contrade, vedi San Lazzaro ad Asti, costituisce testimonianza della tua serietà. Per il 2022 hai ingaggi dappertutto….
«Ad Asti sto benissimo a San Lazzaro, dove correrò per la settima volta consecutiva. Anche a Legnano, Fucecchio, Piancastagnaio e Castel del Piano sarò al canapo».
E a Siena? Le dinamiche paliesche maturate negli ultimi anni ti assegnano un ruolo importante…
«I contatti con le dirigenze non mancano certamente. Le prospettive per recitare un ruolo importante ci sono tutte».
Il momento più alto della tua carriera? E per contro quello meno felice?
«Reputo eccellenti gli anni tra il 2008 e il 2010, quando vinsi diversi Palii. Il momento più difficile nel luglio 2011 a Siena, con la bruttissima caduta».
Ultima domanda: come si fa ad avere una scuderia sempre ben fornita e così competitiva come la tua?
«Attualmente ho sei puledri, un paio di “puri” e diversi mezzosangue. Nel tempo ho maturato occhio nelle scelte, anche se l’errore comunque ci sta sempre. Svolgo un lavoro mirato in vista dei Palii, con valutazioni attente sullo stato di forma dei cavalli. Senza dimenticare la parte veterinaria, un aspetto quest’ultimo prioritario».
Carriera prestigiosa
Nato a Siena nel 1982, figlio d’arte (il babbo Antonio, detto Valente, vinse due Palii) Giuseppe Zedde, detto Gingillo, vanta un palmares paliesco ragguardevole, avendo trionfato tre volte sotto la Torre del Mangia (Bruco, agosto 2008; Tartuca, luglio 2009 e Lupa, agosto 2018).
Quattro volte ad Asti (Torretta, 2004 e 2013; San Lazzaro, 2008 e 2017), due volte a Fucecchio ed altrettante a Legnano e a Piancastagnaio, sei volte a Castel del Piano ed una a Bomarzo.