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“Così miglioreremo la capacità di apprendimento dei nostri studenti”

Il dirigente dell’Artom, Franco Calcagno, ha siglato la convenzione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche per il progetto “Peer tutoring, insegnando si impara”

E’ stata presentata ieri la convenzione sottoscritta tra l’istituto tecnico Artom e il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Un progetto pilota denominato “Peer tutoring, insegnando si impara” che prevede un percorso pluriennale che ha la finalità di migliorare le capacità di apprendimento dei ragazzi, rendendoli al contempo validi collaboratori del corpo insegnante nel combattere la dispersione scolastica. La convenzione prevede, inoltre, corsi di formazione e aggiornamento per i docenti e potrà essere estesa ai colleghi delle Reti di cui l’Artom è scuola capofila.
Presenti all’evento Franco Calcagno, dirigente scolastico dell’Artom; Albertina Gatti del Team multidisciplinare SaperCapire; Massimo Arattano, primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e le docenti Chiara Cerrato e Manuela Bocco Ghibaudi.

La convenzione

“Questa convenzione prosegue un progetto già iniziato – ha esordito Franco Calcagno – il cui tema centrale è quello della peer education e il cui scopo è quello di allargare il concetto di insegnamento togliendosi dal paradigma “io so – tu non sai”, atteggiamento comune ancora a troppi insegnanti”. Un atteggiamento, quindi, che questo progetto tenterà di modificare. “E’ una mentalità che non permette di appropriarsi di strumenti utili per un progetto di vita – ha continuato Calcagno – che nel nostro caso, oltre a formare ingegneri, meccanici o informatici, ha anche il compito di formare persone”. La mission della peer tutoring è, in pratica, quella di insegnare ai ragazzi ad ascoltare, a capire e a farsi capire. “Tutto ciò con l’aiuto di chi, questo progetto, l’ha studiato e ideato”, ha concluso il dirigente.

La ricerca

“La ricerca è nata circa trent’anni fa – ha spiegato Massimo Arattano – quando ci trovammo con un gruppo di giovani dottorandi e tesisti e ci rendemmo conto che molti di loro soffrivano di quella che noi definimmo “espressività bloccata”, una mancanza che rivelava anche difficoltà di apprendimento, un “analfabetismo funzionale”, come se – ha continuato – i nostri studenti fossero giocatori di tennis e tenessero la racchetta al contrario”. Facendo appositi test, si individuano dunque le “carenze” e di conseguenza gli strumenti per riaccendere un risveglio culturale intellettivo. “Ci sono dei fondamentali – aggiunge Albertina Gatti – che la scuola ha baipassato, difficoltà espressive di tradurre in parole concetti semplici”.

Il percorso

Grazie a questa iniziativa rivolta a una platea eterogenea e che, nello specifico, prevede un percorso pluriennale, si potrà avere un risveglio di interesse oltre che un’implementazione delle capacità cognitive, di analisi e di espressione. All’istituto Artom il progetto dovrebbe iniziare la prossima primavera e si articolerà in quattro anni con l’ausilio di laboratori. Il primo anno il corso sarà “Imparare ad imparare”, il secondo “Le parole per capire le parole”, il terzo “Il quinto ingrediente dell’apprendimento” e il quarto “Saper comunicare”.
Corsi utili che danno strumenti indispensabili per migliorare la comunicazione a livello lavorativo e non solo, corsi già accolti in modo entusiastico in altri settori professionali. “La sperimentazione più intensa è stata fatta con l’Ordine degli ingegneri – ha concluso Arattano – e la segreteria dell’Ordine ha poi ricevuto numerose mail di apprezzamento”.

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