Ad anticipare il senso di quanto si sono detti alcuni sindaci di paesi astigiani sedi di fiera nazionale del tartufo bianco in una riunione ristretta sul progetto “Nero Monferrato” è il sindaco di Montiglio Monferrato, Dimitri Tasso, direttamente attraverso un posto su FB.
Una sorta di rassicurazione ai tanti primi cittadini che non erano affatto d’accordo con il progetto elaborato dall’ATL Langhe Roero Monferrato vincitore di un bando regionale per la promozione del tartufo nero in un’area dell’Alto Astigiano che coinvolge circa una cinquantina di Comuni. Il sentimento comune era quello di sentirsi area di “serie B” rispetto alla zona di Alba, capitale mondiale del tartufo bianco. Tenendo conto, soprattutto, che l’Alto Astigiano, come tutto il resto della provincia, è vocato al tartufo bianco e i suoi cercatori sono i rifornitori principali della piazza albese.
«A seguito di un confronto che mi ha visto partecipe, come comune sede di Fiera Nazionale del Tartufo – scrive Dimitri Tasso – mi preme precisare che, salvo clamorose smentite dell’ultimo minuto, l’orientamento è ormai per l’abbandono di un nome nato male. Personalmente trovo vincente Oro Monferrato che richiama, oltre ai tartufi intesi come pepite, anche il bel progetto dei presepi e il bagaglio artistico che abbiamo. Molto interessante è il coinvolgimento del Gal BMA sullo sviluppo di un progetto di promozione che, mantenendo l’obiettivo di valorizzare il turismo estivo, accompagni la stagione del tartufo fino al periodo invernale puntando anche sulle suggestioni della “Cerca del tartufo” indipendentemente dal colore. L’auspicio – prosegue – è quello di non dividere i territori, ma accomunarli nella ricerca di occasioni di sviluppo. Spero che le nostre aree vengano promosse per le eccellenze e non siano utilizzate solo per fare sperimentazioni di “brand”».
«Il Monferrato – dice ancora il primo cittadino di Montiglio – sta vivendo un momento di rivalutazione e non credo oltretutto che debba essere alternativo alla denominazione Astigiano. Sono orgoglioso di essere monferrino ( il castello di Montiglio ha subito ben tre assedi dagli astigiani a dirla tutta) essendo nato al di qua del Versa, ma altrettanto di essere Astigiano anche se prima del 1935 eravamo Alessandrini (come peraltro gli Astigiani dal 1859). Non credo che ai turisti interessino questi distinguo. Se cercano il Monferrato noi ci siamo. Se amano l’Astigiano anche. E così via sui fossili, sul gesso, sul Romanico, e molto altro ancora. Il problema è far sì che le attività presenti ci credano, che si incentivi l’apertura dei castelli e si attirino investimenti. Dividendoci su questi temi non rendiamo onore al nostro territorio».