Cortandone torna a far parlare di sé come giacimento di preziosi ritrovamenti di fossili preistorici. Una nuova ricerca messa in evidenza dalla decima puntata di “Fossili e Territori” ha permesso di riclassificare quella che nella seconda metà dell’800 era stata ritenuta una balenottera, definita così dalle ricerche effettuate dal professor Johann Friedrich Von Brandt, naturalista tedesco e direttore del Dipartimento Zoologico dell’Accademia delle Scienze di San Pietroburgo. Lo scienziato era stato interpellato dal paleontologo Bartolomeo Gastaldi, autore del ritrovamento a Cortandone.
I più recenti studi del cetologo Michelangelo Bisconti hanno invece permesso di dare la giusta identità alla balena di Cortandone: nel 2008 il paleontologo capì che si trattava di un ben più raro esemplare di balena grigia, estinta da secoli nell’Atlantico ma presenza costante nel Mediterraneo durante il Pliocene.
«Sapere che dalle nostre colline è emerso uno dei due esemplari di balena grigia preistorica conosciuti in Italia è un fatto che ci riempie di orgoglio – commenta Gianluca Forno, presidente del Distretto Paleontologico dell’Astigiano e del Monferrato – raccontare le storie dei grandi reperti (capodogli, balene, delfini, mastodonti, dugonghi), come stiamo facendo con ‘Fossili e Territori’, significa allargare la conoscenza sui nostri luoghi e farli riconoscere, con più consapevolezza, a chi li abita. Un lavoro che anticipa i futuri progetti del Distretto per valorizzare l’identità dell’intero territorio astigiano e puntare, anche come carta turistica, su un tratto di appartenenza che molti ci invidiano: quello paleontologico».
Il piccolo paese di Cortandone, nella Valtriversa, può vantare qualche primato. Lo racconta Laura Nosenzo sul sito www.astipaleontologico.it: in un solo anno, il 1862, la terra regalò resti fossili di una balena, lunga circa sei metri, e di un delfino. I disegni dei ritrovamenti fossili inviati a vari studiosi, tra i quali anche il piemontese Alessandro Portis, furono concordi nel sostenere che il mammifero marino era una balenottera appartenente a una nuova specie, la Balaenoptera Gastaldii. Almeno fino all’intervento di Bisconti che ha riscritto la storia del cetaceo astigiano. Il nome scientifico è “Eschrichtioides Gastaldii”, quasi impronunciabile, ma con il giusto tributo nel nome allo scopritore.
«La scoperta apre nuove possibilità di ricerca scientifica – ha commentato con eccitazione Bisconti – esiste un filo diretto tra la balena grigia che ha nuotato nel Mediterraneo del Pliocene e quelle attuali che popolano il Pacifico».
Lo scheletro della balena grigia di Cortandone è custodito dal 2019 nel Museo Paleontologico di Asti ed è visibile in esposizione, insieme al delfino Tursiops Cortesii, entrambi affidati alle cure di Piero Damarco, paleontologo e conservatore dell’istituzione museale.