«Il settore dell’autotrasporto è strategico e ha ricadute importanti su tutta la filiera produttiva. Per questo, come associazione di categoria, chiediamo al Governo di intervenire per sostenere le imprese colpite dal rincaro del carburante».
Sono le parole di Giansecondo Bossi, direttore provinciale di Confartigianato, in merito alle difficoltà che stanno vivendo in questo periodo le imprese di autotrasporto conto terzi. Un comparto che in Piemonte comprende 6mila aziende artigiane, per un totale di circa 15mila addetti. Relativamente all’Astigiano si contano 287 imprese iscritte all’Albo Artigiani (autotrasporto conto terzi e taxi), di cui 120 associate a Confartigianato, cui vanno aggiunte le realtà che operano a livello industriale.
«Parliamo di titolari che, oltre a subire l’aumento dei costi dell’energia – sottolinea Bossi – subiscono quelli del costo del carburante, cui sono soggetti ovviamente anche coloro che si sono attrezzati con un’autocisterna per evitare di fare rifornimento sempre alla pompa. Costi che, peraltro, non si possono tradurre automaticamente in un aumento dei prezzi del servizio svolto».
L’aumento del prezzo dei carburanti
Il prezzo del diesel alla pompa, infatti, un anno fa era di circa 1,35 al litro. Oggi è pari a circa 1,65 euro, con un aumento del 22,3%. Pertanto il costo del pieno per un mezzo pesante di oltre 11 tonnellate si stima sia salito di circa 150 euro.
Confartigianato ha da tempo segnalato al Governo i rischi che si sarebbero abbattuti sul mondo dell’autotrasporto con il rincaro dei carburanti. «Incremento – aggiunge Giorgio Felici, presidente regionale dell’associazione – che sta facendo fermare le imprese, mettendo in difficoltà lavoratori e famiglie. Il problema è che, ad oggi, non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti».
I commenti
«Gli aumenti – commenta Giovanni Rosso, presidente di Confartigianato Piemonte Trasporti – si scaricheranno prima sulle imprese del trasporto merci, poi sulle aziende di trasformazione e infine sui consumatori e, quindi, sull’economia. Nessuna produzione è esente da questi rincari. Un vero salasso per tante categorie di lavoratori e piccole imprese che davvero avrebbero bisogno di una mano dallo Stato».
Bossi ricorda che già in passato sono state fatte richieste al Governo per sostenere il comparto, ma senza successo. «Durante il lockdown, in particolare – annota – avevamo fatto una richiesta di intervento specifico per il settore, chiedendo un sostituto d’imposta temporaneo destinato agli autotrasportatori e a chi utilizza un veicolo ogni giorno per motivi di lavoro (come tassisti e agenti di commercio), per l’acquisto di gasolio e gas naturale, per l’autotrazione e per gli usi industriali. Purtroppo non siamo stati ascoltati».
Le altre difficoltà del comparto
«Il problema – aggiunge – è che i rincari vanno a colpire un settore che è già stato penalizzato in passato dalla concorrenza sleale di imprese straniere che operano sul nostro territorio, grazie al fatto che possono contare su un costo inferiore della manodopera, e, ovviamente, dalla crisi legata alla pandemia».
Nel 2020 il fatturato del comparto del trasporto e magazzinaggio in Italia è sceso del 17,5%, traducendosi in minori ricavi per 28,8 miliardi di euro.
«Certo, il commercio on line durante il periodo pandemico è cresciuto notevolmente – precisa Bossi – ma coinvolge il settore in modo marginale, dato che la maggior parte delle imprese dell’autrotrasporto non fa servizio corriere, ma movimenta materie prime, prodotti semilavorati e finiti per conto delle aziende».
«In tale situzione – conclude Bossi – chiediamo ancora al Governo di intervenire rapidamente per evitare conseguenze devastanti per la ripresa economica e il fallimento di imprese del comparto a causa dell’aumento dei costi».