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Villanova d’Asti, casa di comunità: “Non siamo rassegnati a subire le scelte regionali” dicono i sindaci del Pianalto

Non c’è molto tempo per cambiare i piani regionali: entro il 28 febbraio il consiglio della regione dovrà discutere e approvare il progetto di richiesta fondi al governo da inserire nel PNRR

Non c’era aria di rassegnazione tra gli amministratori di Villanova d’Asti e tra i sindaci del Pianalto Astigiano che ieri sera hanno partecipato al consiglio comunale aperto nella ex confraternita dei Batù per discutere del piano di investimenti regionale sulla sanità. Né il sindaco Christian Giordano né i suoi consiglieri e neppure i sindaci presenti, Adriana Bucco di Cellarengo, Valter Malino di Dusino San Michele, Luca Panetta di San Paolo Solbrito, Paolo Lanfranco di Valfenera hanno intenzione di accettare passivamente la decisione della giunta regionale di escludere Villanova dal progetto per la realizzazione delle cosiddette “case di comunità”.

«Non è un problema di personalismi o un dispetto che viene fatto a me come primo cittadino – ha detto Giordano – il progetto tecnico della struttura sanitaria per questo distretto è stato presentato dall’Asl di Asti. Il dottor Boraso ha più volte fatto sopralluoghi sul territorio rendendosi conto della necessità di dotare questa parte dell’Astigiano di servizi sanitari adeguati ad un bacino di popolazione di oltre 10 mila abitanti».

Giordano parla a ragion veduta visto che il villanovese continua ad attrarre nuove aziende in tutti i comuni del distretto e la crescita avrà un’accelerazione ancora più forte ora che la regione ha approvato il progetto per il retroporto di Genova per cui Villanova diventerà “zona logistica semplificata” impegnando l’area B-Cube al servizio del trasporto interregionale.

«Da oltre 15 anni ci siamo sentiti dire che non c’erano soldi – ha spiegato Paolo Lanfranco, sindaco di Valfenera che si sta impegnando sulla questione anche come presidente della provincia – che c’era il piano di rientro per il dissesto della sanità regionale, ma che non appena ci fossero stati anche solo mille euro disponibili sarebbero dovuti andare a Villanova che non aveva ancora avuto la casa della salute. Ora che piovono sul Paese e sulla nostra regione i fondi del PNRR, su circa 500 milioni che non si trovino gli 800 mila euro per la casa di comunità di Villanova è inaccettabile e non intendiamo accettarlo».

Durante l’incontro si sono ripercorse le tappe che hanno portato ad impoverire il distretto di servizi sanitari, piuttosto che implementarli: la pediatria, persa per mancanza di garanzie da parte dell’Asl sul bacino di utenza; la mancata realizzazione della casa della salute a Villanova, il 118 medicalizzato presente solo a Villafranca e parzialmente a Moncalvo per tutto il nord Astigiano. Una lunga storia di occasioni perdute e subìte per scelte prese senza ascoltare le ragioni del territorio e dei cittadini.

L’elenco delle scelte mancate è lungo e ben lo ha riassunto Luca Quagliotti, segretario generale della Camera del Lavoro di Asti: «Se guardiamo a quello che resta per il nord della provincia avremo case della salute (io le chiamo ancora così, non case di comunità, perché è al bisogno di salute dei cittadini che rispondono) – ha detto il segretario – avremo una struttura a Calliano, una a San Damiano e una a Villafranca. Mettiamoci poi il 118 a Villafranca e a Moncalvo e basta. Non ci sono altri servizi sanitari per un’area piuttosto estesa. Confrontando gli investimenti sul sud Astigiano lo squilibrio è evidente: casa della salute a Canelli, casa di comunità a Canelli, casa della salute a Santo Stefano Belbo, l’ospedale della Valle Belbo, 118 a Nizza Monferrato, Canelli e Santo Stefano Belbo. Direi che i 40 mila utenti del sud della provincia possono addirittura vantare un eccesso di offerta sanitaria da qui ai prossimi anni. Senza contare che non si vede ancora una programmazione sui servizi medici avanzati: telemedicina e telediagnostica. La scelta regionale è sicuramente miope e non tiene conto dello sviluppo che arriverà in quest’area nel prossimo futuro con nuove aziende che atterreranno sul villanovese».

Lunedì prossimo gli amministratori parteciperanno alla conferenza dei sindaci in regione e presenteranno la delibera votata alla fine del consiglio comunale in cui chiedo di ridiscutere la proposta di investimenti per la sanità. E’ il primo passo che deciderà le strategie successive di azione. Non c’è molto tempo per cambiare i piani regionali: entro il 28 febbraio il consiglio della regione dovrà discutere e approvare il progetto di richiesta fondi al governo da inserire nel PNRR.

Per ora i sindaci hanno incassato il sostegno del sindaco di San Damiano, Davide Migliasso, che pensa ad una collaborazione con le case della salute di Villafranca e, se ci sarà, di Villanova, per fornire al territorio servizi sanitari integrati come la logopedia, la dermatologia e la radiologia. Ma anche a livello regionale si è interessata della questione la consigliera PD Monica Canalis che ha messo in cima alle priorità da ridiscutere in regione proprio la casa di comunità di Villanova.

Tra i primi cittadini serpeggia la voglia di rivalsa per un territorio da sempre trascurato. Luca Panetta, di San Paolo Solbrito, dice di essere pronto ad arrivare fino a Roma, se necessario, per far valere le ragioni del distretto. Valter Malino, di Dusino San Michele, ricorda che il villanovese è la porta dell’Astigiano per chi proviene dal torinese. «Se fossi un amministratore regionale – ha affermato – vorrei fare bella figura verso chi entra nella nostra provincia presentando un territorio ricco di servizi e di opportunità».

Combattiva anche Adriana Bucco, prima cittadina di Cellarengo, che ha messo bene in chiaro che non intende stare a guardare l’ennesimo scippo di servizi sanitari: «Per la pediatria abbiamo subìto la scelta perché presi un po’ alla sprovvista, ma non intendiamo stare a guardare anche in quest’ennesima negazione di un diritto che spetta ai nostri cittadini».

In conclusione Paolo Lanfranco ha ricordato che Villanova aveva già creato un distretto sanitario oltre quindici anni fa: «Una sorta di casa della salute ante litteram – ha commentato il sindaco – anche molto criticata inizialmente, ma che si è rivelata una scelta all’avanguardia per i servizi sanitari territoriali. Ora non si può tornare indietro e negare il bisogno di salute ad un bacino di utenti costituito di paesi più piccoli rispetto al sud della provincia, ma ugualmente popoloso. E non è una richiesta che facciamo per un tornaconto elettorale. Né Giordano né il sottoscritto saremo candidati alle prossime elezioni, per cui stiano pure tranquilli quelli che pensano ad una concorrenza personalistica».

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