Gli astigiani hanno risposto numerosi per dire no alla guerra in Ucraina e sì ad una pace che ponga fine ai bombardamenti, alle uccisioni, al dolore che stanno patendo i cittadini ucraini aggrediti militarmente dalla Russia.
I sindacati CGIL, CISL e UIL hanno organizzato una fiaccolata per la pace che si è svolta oggi pomeriggio, alle 19, da piazza Roma a piazza San Secondo. Una marcia silenziosa, ricca di bandiere della pace, di fiaccole blu e gialle (i colori della bandiera Ucraina) e di cartelli disegnati dagli studenti di diverse scuole cittadine.
Presenti tanti bambini, giovani, ragazzi e ragazze che per la prima volta stanno vedendo la guerra trasmessa su internet e in tv, un conflitto ingiustificato e ingiustificabile. In testa alla fiaccolata c’era il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, e i rappresentanti dei tre sindacati promotori dell’iniziativa.
«Il conflitto armato sta provocando ogni giorno violazioni dei diritti umani – ha detto Cristina Vignolo che ha parlato a nome delle sigle sindacali – Questa sera siamo in tanti per esprimere la solidarietà al popolo ucraino e alla sua comunità in Italia, ma soprattutto per dire no alla guerra. Sono ore tragiche in cui un popolo combatte per la libertà della propria nazione e per la democrazia. Le ostilità vanno immediatamente fermate o l’intero continente, dopo più di 70 anni di pace, rischia di finire nel baratro di una nuova guerra mondiale i cui esisti sarebbero apocalittici».
Da piazza San Secondo il pensiero è andato anche al popolo russo «che si ribella al tiranno», il popolo di studenti, di donne, di lavoratori «che con coraggio immenso hanno riempito le piazze di San Pietroburgo e delle principali città russe, sfidando gli arresti con i metodi polizieschi di Mosca, per far vedere al mondo intero che un’altra via è possibile».
Subito dopo ha preso la parola il sindaco Rasero che ha voluto ringraziare i sindacati per aver organizzato la fiaccolata. «Ci hanno consentito di essere qua tutti insieme – ha osservato – Di venire in piazza lasciando a casa le nostre differenze, tutto ciò che abbiamo di diverso gli uni dagli altri. Ringrazio il Consiglio comunale, la Giunta, tutti coloro che hanno voluto dare importanza alla serata con la loro presenza. Pensavamo che certe immagini non le avremmo mai più viste, pensavamo che le guerre fossero lontane, di altri continenti più arretrati, ma non è così. Anche al centro dell’Europa scoppia un conflitto che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili e quello che fa più rabbia è che dopo due anni di sofferenza per questo Covid, quando avremmo potuto riprendere una vita quasi normale, finiamo in un’altra tragedia».
Rasero ha confermato l’impegno delle istituzioni per accogliere i profughi in fuga dalla guerra. Subito, grazie alla Caritas diocesana e al PIAM Onlus saranno ospitati quaranta ucraini, ma sono in tanti che hanno segnalato alla Regione Piemonte (accoglienza.ucraina@regione.piemonte.it) l’intenzione di poter ospitare i profughi di guerra. Rasero ha anche confermato la vicinanza ai 105 ucraini che vivono ad Asti: «Le porte sono aperte per loro».
«Questo grido che parte da questa città – ha concluso Rasero – è un grido convinto, senza differenze: basta con la guerra in Ucraina, basta con queste atrocità. Questo popolo non merita quello che sta subendo. Credo che anche dall’altra parte ci sia un popolo che è ugualmente vittima, che sicuramente non riceve bombardamenti, ma è un popolo succube di un regime che inspiegabilmente ci porta indietro di 80 anni facendoci patire situazioni che mai più avremmo immaginato».
L’ultimo intervento della piazza è stato quello di Nataliia Khymochko, cittadina ucraina di Kiev, che vive ad Asti da molti anni e che lavora come fotografa: «Tutta la mia famiglia è a Kiev, mio fratello sta partendo per andare al confine con la Polonia, ma mio padre si è rifiutato di andare via perché vuole rimanere a difendere la sua casa. Esattamente una settimana fa si sono svegliati con le bombe sulle teste – ha poi aggiunto – Quello che vedete in televisione è solo una parte di quello che succede. Purtroppo i soldati russi, mandati da Putin, sparano ai civili, bambini, neonati, donne incinta, pensionati e militari e tutti muoiono. Tanti quartieri sono distrutti. Il mio Paese cerca coraggiosamente di difendere la patria. Mio fratello, che è ingegnere, abitava vicino a un aeroporto che è stato bombardato per primo e il suo paese è stato distrutto. Fate attenzione e apprezzate ogni singolo giorno che vivete in questo bel Paese sereno, perché a 2000 km vicino succedono cose che nel 2022 non dovrebbero accadere: il popolo ucraino ora vuole solo il rispetto, rispetto di vivere nelle proprie terre, il rispetto dei confini e di far crescere i nostri figli».
Khymochko ha concluso il suo intervento ricordando la figura del nonno guerriero che nella seconda guerra mondiale aveva combattuto a fianco dei russi contro i nazisti: «Adesso si gira nella tomba sapendo che ci sono tedeschi che mandano armi all’Ucraina per difendere il nostro Paese contro l’invasione dei russi. Noi stiamo combattendo per la pace in tutta Europa, per la pace di tutta la gente libera che non invade altri Paesi, ma che difende le proprie terre».
Una pace che domani mattina tornerà a sventolare sul balcone del municipio di Asti dal momento che il sindaco Rasero, mostrando una bandiera colorata della pace, ha chiuso la manifestazione annunciando che la farà esporre sul Comune insieme alla bandiera dell’Ucraina.
[foto Billi]