Ricostruire da zero una nuova vita e guardare a un futuro più sereno, nonostante le agghiaccianti notizie che continuano ad arrivare dall’Ucraina. La missione di Yevhen Mylnikov, 35 anni, è oggi quella di dare una speranza alla sua famiglia, alla moglie Svitlana, coetanea, ma soprattutto ai loro tre figli: Daniil, 15 anni, Vitalii, 9 e il piccolo Denys di appena 2 anni.
Dopo essere fuggiti dall’Ucraina invasa dalle milizie russe (la famiglia viveva nei pressi di Nova Kakhovka) e aver percorso un viaggio infernale, lungo quasi 900 chilometri in auto e alla fine anche a piedi, la famiglia è arrivata in Polonia dalla quale, una volta superato il confine, è ripartita per la Cecoslovacchia, l’Austria giungendo in Italia e infine ad Asti. Yevhen, la moglie e i figli sono stati i primi ucraini sfollati per la guerra ufficialmente accolti dalle istituzioni locali come previsto dall’accordo siglato dai Paesi dell’Unione Europea. Nell’Astigiano la famiglia di Yevhen ha potuto trovare un primo aiuto anche dai cognati, che vivono in una frazione di Asti, ma dopo alcuni giorni trascorsi nel capoluogo è stata trasferita in una nuova casa, a Montechiaro, messa a disposizione dalla signora Ausilia Pianta. A confermarlo è stato il sindaco del paese, Paolo Luzi, che ha diramato anche sui social un avviso alla popolazione.
«Grazie Ausilia per il tuo gesto di solidarietà che cercheremo come comunità di integrare nei giorni a venire e diamo il benvenuto a Montechiaro alla famiglia Mylnikov che non parla italiano – racconta il sindaco – Sono scappati dalla guerra ucraina, lasciando tutto alle loro spalle: la loro casa i loro beni personali, amici, la scuola e soprattutto affetti familiari. Al momento non hanno nulla».
Ma, fin dalle prime ore dell’arrivo ad Asti, i Mylnikov hanno trovato una rete di aiuti e persone generose pronte a dare loro cibo, vestiti, giocattoli e altri generi di prima necessità.
«Per loro tanto bisognerà ancora fare – continua Luzi – soprattutto quando l’abbondanza della iniziale solidarietà si allenterà e dovremo continuare ad aiutarli per una completa integrazione. Hanno necessità di imparare l’italiano, di conoscere persone e i loro bambini di iniziare a frequentare nuovi amici, di giocare con loro e di andare a scuola. Di condurre una vita “quasi” normale nella speranza che quanto prima diventi normale».
Da qui l’appello ai montechiaresi per offrire «il massimo senso di ospitalità» e a chiunque che in altro modo «volesse contribuire per restituire la quotidianità a queste persone anche con mezzi tangibili». In questo caso il sindaco invita chi fosse disponibile a contribuire a mettersi in contatto direttamente con lui.
Intanto si moltiplicano le manifestazioni a sostegno dell’Ucraina sia ad Asti che negli altri paesi.