Amarcord degli anni di piombo, quando anche Canelli conquistò un amaro primo piano nelle cronache nazionali con il sequestro-rapimento di Vittorio Vallarino Gancia da parte delle Brigate Rosse guidate da Renato Curcio. Percorso contenuto nel libro “Brigate Rosse. L’invisibile. Dalla Spiotta a via Fani, dal rapimento Gancia al sequestro Moro” di Simona Folegnani e Berardo Lupacchini (Falsopiano Editore) presentato sabato alla Sala delle Stelle del municipio.
E’ il racconto di quanto accadde il 5 giugno del 1975 alla cascina Spiotta di Arzello di Melazzo, dove i brigatisti rossi guidati da Renato Curcio si erano rifugiati dopo il sequestro dell’industriale canellese. Ne scaturì uno scontro a fuoco con i Carabinieri. Giovanni D’Alfonso morì per le ferite riportate pochi giorni dopo, così come Mara Cagol, compagna di Curcio. Canelli è particolarmente legata al carabiniere Giovanni D’Alfonso.
Su proposta dell’allora assessore Nino Perna la giunta guidata da Marco Gabusi, nel 2012, intitolò una via al militare dell’Arma caduto nel conflitto di Arzello. All’incontro era presente anche Bruno D’Alfonso, con un toccante ricordo del padre. Spiegando come, dalle sue ricerche, è stato riaperto il caso «che presenta ancora numerosi punti oscuri che devono essere chiariti. Lo dobbiamo ai Carabinieri feriti ed a chi dell’Arma ha perso la vita».
Nella foto, da sinistra: Simona Folegnani, Bruno D’Alfonso e Berardo Lupacchini