A margine della visita di Carlo Calenda ad Asti gli abbiamo poste alcune domande sull’attuale situazione politica nazionale e locale.
Lei si è detto contrario all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Aiuti sì, ma non l’inclusione. Quali sono i motivi che non la convincono?
È vero. Prima di tutto perché l’Ucraina non ha le condizioni oggettive per entrare nell’Unione Europea. Se continuiamo ad allargarla – e l’Ucraina è un territorio enorme, molto diverso dal resto dell’Unione – non faremo mai una Unione sempre più stretta, come vorrei io, che si occupi di difesa, di energia e di immigrazione. Al contrario, se invece vogliamo qualcosa di diverso, un’area economica che si allarga sempre di più, allora avanti. Ma io non sono d’accordo. Poi c’è un’altra ragione. Se facciamo entrare l’Ucraina nell’Unione Europea dobbiamo essere pronti a entrare in guerra direttamente con la Russia perché non c’è niente di peggio, in politica estera, che fare qualcosa senza prepararsi ad affrontare le conseguenze. Senza dimenticare che l’allargamento dell’Unione ha provocato, in questi anni, delocalizzazioni di aziende dappertutto, verso Polonia, Ungheria, violazione dello stato di diritto, senza considerare che si prendono i nostri soldi per gli investimenti.
Qual è il suo giudizio sull’operato del Governo Draghi nel preservare il potere d’acquisto degli italiani a fronte dei rincari energetici, la coda della pandemia e adesso la guerra?
Quanto fatto non è per niente sufficiente. Siamo grandi sostenitori del Governo Draghi, tuttavia quanto fatto è del tutto insufficiente. Dobbiamo prendere i 40 miliardi di profitti straordinari delle aziende che arrivano da condizioni straordinarie, fatti sulle spalle delle piccole e medie imprese e delle famiglie. Presenteremo un emendamento in Parlamento e vedremo chi lo voterà. Sono 40 miliardi di extra-profitti, noi iniziamo a prenderne il 50%.
Se si attingesse in emergenza dal PNRR, in accordo con l’Europa?
Questo dipende da come andrà la situazione con l’Ucraina, ma non possiamo usare scuse. La questione del PNRR ha a che fare con i tempi di implementazione sull’incapacità gestionale di una classe dirigente, soprattutto locale, che in vita sua non ha mai gestito nulla e non sa far funzionare le cose: parla solo di destra, sinistra, fascisti e comunisti e non sa implementare niente.
Ad Asti è in corso un esperimento di “polo alternativo” con il partito di Renzi. Prove generali per un polo nazionale?
No. Ho chiesto al candidato di fare una lista civica che sia integrata tra partiti che possano aderire con persone di qualità, ma guardando alle stesse persone, non ad alleanze tra partiti che peraltro non staranno insieme a livello nazionale. Funziona avere un’attenzione spasmodica alla città, senza questioni di equilibri politici, perché la vivacità della tradizione delle repubbliche libere comunali va preservata. Una lista civica, con persone di qualità e se ce ne sono in Italia Viva non ho alcun problema. Ma ripeto a livello comunale va guardata la qualità delle persone e non l’ammucchiata di partiti.
Una risposta
Vogliamo i nomi delle persone di qualità, per iniziare a sorridere