Due “bersagli” nella stessa giornata
Otto mesi di indagine che pochi giorni fa hanno dato i loro frutti con l’arresto di Sandro Levak, 34 anni, pregiudicato di etnia rom residente ad Odezzo, in provincia di Treviso. Secondo i carabinieri è lui uno dei due finti tecnici dell’acquedotto che nel giugno scorso hanno adocchiato due case isolate nel comune di Cortazzone e hanno portato a segno altrettante truffe a carico di un 72enne e di una donna di 68 anni.
A seguire tenacemente le piccole tracce iniziali della coppia che è fuggita poi a bordo di una Golf, sono stati i carabinieri della stazione di Montafia, comandati da pochi mesi dal maresciallo Alessandro Bernini, con i colleghi del Radiomobile della Compagnia di Villanova.

Il racconto delle vittime
Tutto è partito dalle due denunce arrivate a poca distanza l’una dall’altra.
Nella stessa mattinata, infatti, il truffatore si è presentato prima a casa dell’uomo e poi della donna riferendo che c’era stato un guasto nella rete idrica e che vi era il forte sospetto di presenza di mercurio nell’acqua potabile.Per fare i “controlli”, la vittima doveva radunare in un sacchetto tutto l’oro presente in casa e riporlo nel frigorifero per non rischiare l’ossidazione.
Spruzzato spray urticante
Per avvalorare la sua strampalata tesi, ha spruzzato di nascosto una sostanza fortemente odorante di acido e urticante. La vittima designata sentiva una puzza fortissima e non riusciva neppure a tenere aperti gli occhi, andando così in confusione e sentendo la necessità di uscire di casa per respirare bene. Circostanza che consentiva al truffatore di agire indisturbato nel rubare in casa l’oro e il denaro rimasti incustoditi.
Con l’uomo gli è andata male, perchè non vi era presenza di oro in casa, nè di denaro contante.
Il bottino: fedi nuziali e 50 euro
Poco dopo il truffatore si è presentato alla porta della vicina di casa e ha ripetuto lo stesso copione. In questo caso, invece, si è dato alla fuga con le fedi nuziali, qualche altro monile d’oro e una banconota da 50 euro.
Fondamentale è stata la celerità con la quale le due vittime si sono rivolte ai carabinieri di Montafia per sporgere denuncia: questo ha consentito ai militari di acquisire le immagini di impianti di videosorveglianza pubblica e privata e di realizzare un “book” fotografico con alcuni sospetti fra i quali è stato immediatamente riconosciuto, con certezza, Sandro Levak. Importante anche il numero di targa della Golf rilevato dalla prima vittima: si è scoperto che si trattava di una targa clonata, ma almeno ha dato certezza dell’auto da “seguire” attraverso i passaggi sotto le telecamere.

Rom “pendolare”
Il rom indagato è un “pendolare” che vive nel Trevigiano e si spostava in Piemonte per i suoi colpi: sono oggetto di indagine altre rapine avvenute con medesimo modus operandi.
«Una volta raccolti tutti i sospetti su Levak – ha spiegato il capitano Chiara Masselli, comandante della Compagnia di Villanova – il sostituto procuratore Deodato ha chiesto ed ottenuto dal gip Di Naro l’ordine di arresto per rapina con l’aggravante del fatto che i due episodi sono avvenuti nelle abitazioni private delle vittime e che sono state perpetrate ai danni di persone ultra65enni».
L’arresto di Levak è avvenuto giovedì ad Odezzo mentre sono ancora in corso le indagini per risalire all’identità del complice che non è mai sceso dall’auto.
Un risultato importante
«E’ un risultato importante, quello ottenuto dalla stazione di Montafia e dalla Compagnia di Villanova – ha commentato il maggiore Lorenzo Repetto, comandante del Nucleo Operativo di Asti – perchè spesso, in questi casi, ci si trova davanti a vittime che, per fragilità e stato di agitazione, riportano ricordi frammentari e difficili da raccogliere ed elaborare. In questo caso, invece, grazie alla prontezza di spirito delle vittime, all’incrocio di dati e all’attività investigativa, siamo riusciti a raccogliere importanti e pesanti indizi a carico dell’arrestato».