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Cronaca
Il caso

Scarcerazione per SLA, la Procura: «Malattia grave, ma le condizioni del detenuto sono ancora compatibili con il regime carcerario»

Anche per il dottor Paone, l’unico parere super partes è quello del medico legale perito incaricato dal tribunale

Dopo il presidente del Tribunale di Asti che ha motivato la decisione del GIP di rifiutare i domiciliari a Maximiliano Cinieri, detenuto malato di SLA, interviene anche il Procuratore della Repubblica facente funzione Vincenzo Paone il cui ufficio aveva svolto le indagini che hanno portato alla misura cautelare cui è attualmente sottoposto l’uomo.

«Anche se la questione centrale è quella della compatibilità salute/carcere, non è superfluo ricordare che Cinieri è stato condannato alla pena di 8 anni di reclusione per gravi reati quali molteplici usure, auto-riciclaggio, estorsione aggravata dall’uso di una pistola, intestazione fittizia di mezzi – si legge in una nota stampa del Procuratore – Il Cinieri, durante le indagini preliminari è stato dapprima sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere e poi agli arresti domiciliari. Nell’agosto 2021 veniva tuttavia risottoposto alla custodia in  carcere perché, in meno di un mese dalla sua scarcerazione, aveva provato ad intimidire due testimoni che lo avevano denunciato al fine di far loro cambiare versione dei fatti».

Questa, dunque, l’indagine per la quale è attualmente in carcere.

«Dal momento del suo rientro in carcere, il Cinieri iniziava a manifestare sintomi riconducibili a problemi cardiaci e rifiutava però di effettuare gli specifici esami per la diagnosi di patologie in corso rendendo così impossibile un accertamento oggettivo sul suo stato di salute. Successiva gli veniva diagnosticata la SLA e la difese chiese gli arresti domiciliari.

In questo quadro – scrive ancora Paone – il GIP disponeva una apposita perizia nominando un medico legale con esperienza ultradecennale».

Il Procuratore ricorda che il perito, basandosi sulla documentazione agli atti, pur confermando la presenza della SLA esprimeva il parere che lo stato di salute di Cinieri fosse assolutamente compatibile con il carcere.

«Si trovava in una fase iniziale della malattia il cui decorso è praticamente imprevedibile e le cure e gli esami per le sue patologie potevano anche essere approntate in carcere. La malattia, pur connotata da possibili peggioramenti, permetteva la permanenza all’interno del regime carcerario».

Di qui la decisione del GIP di Asti che è stata confermata dal Tribunale del Riesame di fine marzo. «Oltre a confermare la particolare gravità delle esigenze di sicurezza collettiva che giustificavano l’applicazione della misura coercitiva carceraria, il Tribunale del Riesame – conclude il dottor Paone – ha convalidato il giudizio sulla compatibilità tra lo stato di salute di Cinieri e la sua detenzione basandosi legittimamente sul parere dell’unico “tecnico” da ritenersi super partes, ovvero il medico legale nominato dal giudice».

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