Quando quei due fratelli gemelli si sono presentati allo sportello della banca per prelevare tutti soldi che avevano, ovvero oltre un milione di euro, per portarli via e investirli altrove, la direttrice della filiale ha avuto il sospetto che qualcuno stesse approfittando di loro e ha fatto partire una segnalazione alla polizia.
Le sembrava strano che i due, particolarmente ingenui e con poca dimestichezza con l’amministrazione del loro patrimonio, potessero essere coscienti di quello che stavano facendo. Così è partita un’indagine che ha portato ad un processo per tentata estorsione a carico di un cugino dei gemelli e del figlio di quest’ultimo.
I gemelli, decisamente benestanti, non si erano mai preoccupati di amministrare l’ingente patrimonio di famiglia fino a quando era in vita la madre. Quando quest’ultima è mancata, li ha affidati al figlio di una sorella, temendo che i gemelli non sarebbero riusciti a gestire i beni rappresentati soprattutto da fondi di investimento e dall’abitazione di proprietà.
Per un po’ il cugino li ha aiutati a gestire tutto, compresa la manutenzione dell’immobile, registrando prelievi che andavano a saldare i compensi dei vari professionisti o operai impiegati per i lavori.
Scontento dei rendimenti degli investimenti fatti in banca, uno dei due gemelli lo ha fatto presente al cugino e questi ha coinvolto nella gestione dei beni anche suo figlio, un avvocato pugliese cui è stata firmata una procura generale.
E’ lui ad invitare i gemelli a lasciare la vecchia banca per trasferire tutto su un’altra di sua indicazione. E’ quello il momento in cui è partita l’indagine nei confronti di padre e figlio che si è conclusa con un’assoluzione davanti al gip in quanto non è mai stata provata la tentata estorsione. Ma nessuno dei due ha più possibilità di movimentare denaro dei gemelli i cui averi sono ora gestiti da un amministratore di sostegno.