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Rotary Club e istituto Artom convegno vaccini
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«Vaccini fondamentali, si stanno studiando anche per i tumori»

A sottolinearlo il presidente dell’Ordine dei Medici, Claudio Lucia, in occasione del convegno organizzato da Rotary Club e istituto Artom

Si è svolto nei giorni scorsi, presso il Palazzo della Provincia, l’incontro conclusivo di “Medicina amica”, un percorso di otto appuntamenti organizzato dal Rotary Club di Asti con l’istituto Artom.
Titolo del convegno era “La promozione della cultura vaccinale: COVID 19 e non solo…”. Presenti, oltre al dirigente dell’Artom, Franco Calcagno, la coordinatrice Chiara Cerrato, la Governatrice del Distretto Rotary 2032, Silvia Scarrone, la presidente del Rotary Club Asti, Rossella Maggiora, il presidente della Commissione Prevenzione cardiometabolica distretto Rotary 2032, Luigi Gentile, il prefetto del Distretto Rotary 2032, Giorgio Gianuzzi.
E ancora, il presidente della Provincia, Paolo Lanfranco, e numerosi rappresentanti del mondo sanitario, intervenuti come relatori. Tra loro Francesco De Rosa, primario Malattie Infettive al Cardinal Massaia; Claudio Lucia, presidente proviciale dell’Ordine dei Medici; Aldo Pia, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Asti; Stefania Calcari, presidente provinciale dell’Ordine Professioni Infermieristiche e Roberto Zanelli, direttore dello Spresal dell’Asl astigiana.

L’emergenza sanitaria e i vaccini

Ad introdurre la parte scientifica il dott. Gentile. «Il Covid 19 ha messo a dura prova l’intero sistema sanitario nazionale – ha esordito – ma nello stesso tempo ne ha accelerato il cambiamento, soprattutto sotto l’aspetto scientifico, tecnologico e organizzativo».
«Il “modello astigiano”, durante il primo periodo Covid, – ha sottolineato De Rosa nel suo intervento – ha avuto articoli sulla stampa e sui social perché esempio di semplicità: c’erano persone che si parlavano, ospedale e territorio che comunicavano, e tutti eravamo orientati al contenimento per evitare che mancassero posti letto. Il Coronavirus muta – ha poi aggiunto – ma le infezioni che abbiamo visto ultimamente, grazie alla strategia vaccinale, hanno modificato il quadro clinico».
Vaccini che da sempre hanno salvato vite e ridotto il peso assistenziale. «Un virus, il Covid-19, che ha picchiato duro – ha continuato il primario – i cui vaccini hanno introdotto innovazioni come la catena del freddo».
Calendari vaccinali sempre più ricchi, dunque, anche se non tutti i vaccini comportano un obbligo. «Quello anti papilloma virus, ad esempio – ha informato De Rosa – non è obbligatorio ma fortemente raccomandato a partire dagli adolescenti».

I dati nell’Astigiano

Quindi sono stati forniti i dati sul siero anti Covid. «Siamo arrivati a vaccinare 2mila persone al giorno, oltre 161mila i vaccinati con prima dose che equivale all’85% della popolazione – ha detto il dott. Zanelli – 80% (oltre 150mila) con seconda dose mentre il buster si è fermato al 70% con oltre 135mila dosi (oltre 600, in base ai dati al 30 marzo, le quarte dosi, ndr). Un’impresa che ha coinvolto 16 centri vaccinali e una campagna che dal punto di vista organizzativo ha avuto successo».
Riflessioni e ricordi di quei primi giorni sono stati espressi dal dott. Claudio Lucia, che ha aggiunto: «Adesso capiamo l’importanza dei vaccini, fondamentali per l’umanità, tanto che se ne stanno studiando anche per le forme tumorali».
Indispensabili sono state anche le farmacie di comunità, sempre più aggiornate e disponibili («salvifiche durante la pandemia», ha sottolineato Aldo Pia) e il personale infermieristico.
«Parliamo di professionisti sanitari che si occupano delle vaccinazioni, assistono e si prendono cura delle persone – ha concluso Stefania Calcari – un ruolo che si sviluppa su più livelli, che deve essere svolto in sinergia con le altre figure mediche e che educa alla salute».

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