Molti segni “più” nell’assemblea annuale dei soci della Banca d’Alba, ritornata in presenza in piazza Medford – dove domenica è stata raggiunta quota 13.494 presenze – per approvare il bilancio 2021. Superano le 61 mila unità i soci, mentre sono oltre 168 mila i clienti. I volumi segnano una crescita di 950 milioni di euro, per un totale di 11,4 miliardi di euro. Si è sostenuta l’economia del territorio tramite più di 400 milioni di euro in nuove erogazioni, con l’acquisto di crediti fiscali per circa 200 milioni di euro da famiglie e imprese.
I commenti
«Risultati eccezionali, che portiamo a casa grazie a un lavoro di squadra le cui radici affondano lontano – commenta Pierpaolo Stra, presidente del Comitato Esecutivo – Un’opera in perfetta continuità che, con questo assetto, chiude il secondo mandato triennale». Decisivo il miglioramento della situazione legata alla qualità del credito: «Si sono ridotte le sofferenze nette allo 0,5%. La solidità è ben certificata dagli indici patrimoniali, con un Total Capital Ratio superiore al 20%. È un’evoluzione incredibile, che ci pone tra i migliori istituti bancari italiani».
Una situazione che ha permesso, secondo Stra, di cogliere l’occasione offerta dalla manovra economica del Governo, con l’acquisto dei crediti. L’utile stesso, precisa, va letto in termini di supporto al territorio e posti di lavoro. Aggiunge il direttore generale Riccardo Corino: «L’obiettivo principale sta in una crescita equilibrata e sostenibile. Equilibrio tra valori aziendali e una crescita che sia sostenibile nel tempo, a vantaggio di tutti i soggetti interessati». Circa 20 mila clienti in più in un triennio, a cui corrisponde in parallelo anche novità nei servizi.
Il personale
Crescita nei numeri anche sul fronte del personale, che arriva a 500 collaboratori in totale. Chiarisce Corino: «Si è agevolato l’esodo di alcuni colleghi che, raggiunta anzianità di servizio, avevano manifestato disponibilità in questo senso. Inoltre avevamo concordato con i sindacati che le assunzioni sarebbero state in pari numero, ma a conti fatti sono state superiori». Ammontano perciò a 35 i pensionamenti, a cui si affiancano una sessantina di assunzioni. Il personale passa perciò da 474 a 500 unità.
Le filiali
Nel sud Astigiano, recente è l’entrata in funzione della filiale di Nizza Monferrato, una delle 10 nella provincia. Spiega il direttore: «Con l’apertura di diverse filiali si è intensificata la presenza su Torino e dintorni. Ora contiamo 75 filiali in 8 province, 5 piemontesi e 3 liguri. Sono 21 le sedi in provincia di Torino, tutte inaugurate negli ultimi 20 anni». In ambito locale, da segnalare l’apertura a Monticello, mentre fuori regione spicca il taglio del nastro a ottobre della sede distaccata di Genova: «Una città importante, in cui portiamo il modello cooperativo di fare banca».
Ragioni della crescita anche in questa direzione? Conclude Corino: «Abbiamo saputo essere sensibili nell’interpretare le necessità della clientela. Il rapporto diretto rende più facile interpretare questi bisogni. Si è fatto un grande lavoro sulla motivazione, sulla formazione e sulla disponibilità all’ascolto».
Intervista a Tino Cornaglia
Sui risultati ottenuti nel 2021 e sulle strategie future abbiamo posto alcune domande a Tino Cornaglia, presidente uscente di Banca d’Alba che dovrebbe essere riconfermato in occasione del consiglio di amministrazione di oggi (martedì).
L’assemblea dei soci ha approvato il bilancio 2021, che avete definito l’esercizio migliore della storia della banca. Quali le ragioni di questi risultati?
E’ la storia di un lavoro ventennale, frutto di strategie concretizzatesi nel corso di decenni. Abbiamo vissuto crisi economiche (tra il 2009 e il 2013) e la pandemia. Ne siamo usciti bene e questo ci pone in condizioni di poter essere sempre, in modo oculato, al servizio del nostro territorio e, soprattutto, dei soci.
Presentando il bilancio avete affermato che nel 2021 Banca d’Alba ha colto due opportunità per favorire l’economia locale: il ricorso alle garanzie statali per finanziare la ripresa e l’acquisto di crediti fiscali per 200 milioni di euro da famiglie e imprese. Ci spieghi il primo punto. Cosa avete fatto?
Quando si è verificata la crisi dovuta alla pandemia abbiamo attuato circa 6.200 moratorie sui mutui, dando fiato alle piccole e medie imprese, agli artigiani, ai commercianti e alle famiglie. Successivamente è seguita la ripresa, ma qualcuno ha avuto bisogno di ulteriori finanziamenti. Allora abbiamo fatto il nostro dovere e anche di più. Purtroppo a questa fase è successo l’imponderabile, ovvero l’aumento dei costi di energia, materie prime e trasporti, le cui conseguenze per ora si vedono solo marginalmente.
I bonus fiscali
Parliamo di bonus fiscali legati all’edilizia. Com’è la situazione attuale?
In questo momento siamo ancora in attesa che il Governo attui le modifiche normative necessarie a proseguire. Noi abbiamo intenzione di continuare a sostenere questo settore come nei mesi scorsi, quando abbiamo messo a disposizione 200 milioni di crediti fiscali. Sicuramente ha fatto ripartire l’economia, è stato un vero motore di ripresa.
In questo periodo difficile dal punto di vista economica qual è il vostro ruolo a fianco delle imprese del territorio?
Sarà sempre più forte perché abbiamo raggiunto risultati di solidità e patrimonio elevati per una banca di credito cooperativo, in modo da poter sostenere il territorio. Abbiamo la forza, per quel che ci compete nell’ambito di una crescita sostenibile e molto oculata, di offrire i nostri servizi e sostegno all’economia e ai nostri soci.
La “banca del vino”
Dal 2021 ad oggi avete aperto tre nuove filiali: Nizza Monferrato, Genova e Monticello. Quali sono le prossime tappe dell’espansione?
Le tre filiali inaugurate rappresentano tappe molto significative della nostra crescita. Per quanto riguarda Nizza Monferrato, prosegue l’apertura di filiali nelle zone vitivinicole perché, se abbiamo un’ambizione, è quella di essere la banca di riferimento per il mondo vitivinicolo e dell’enologia. Attualmente, infatti, siamo presenti appunto a Nizza Monferrato nella zona del Nizza docg, a Tortona nella zona del Timorasso, e poi nell’area del Barolo, del Barbaresco, del Roero, della Freisa, dell’Erbaluce, oltre che a Gravellona Toce.
Se avremo un proseguimento da questo punto di vista sarà quello di “chiudere il cerchio” a livello piemontese nelle zone in cui non siamo presenti per coprire il fabbisogno di questo settore. Ci teniamo ad essere la “banca del vino”.
L’apertura a Monticello è un segnale importante di vicinanza al territorio in cui è nata la banca, mentre Genova rappresenta la grande città dove il credito cooperativo non esisteva. Dobbiamo lanciare semi di un modello che può essere vincente anche nelle grandi città, peraltro in affiancamento ai traffici di merci legati ai nostri territori, considerando che Genova è un riferimento per la logistica e le spedizioni.
Come si concretizza la vicinanza con il mondo del vino?
Abbiamo un comitato vino che segue questo comparto, uno dei nostri core business più importanti.
Come può una banca basata sul modello cooperativo come la vostra conciliare i servizi della filiale con lo sviluppo tecnologico che va nella direzione di portare i clienti a svolgere operazioni in autonomia?
Il nostro modello sarà basato sulla crescita sostenibile. Per determinate funzioni tanti clienti sfruttano anche l’informatica, ma mi dà soddisfazione vedere che, su 61mila soci, 15mila sono sotto i 30 anni. Anche se utilizzano le nuove tecnologie, continuano a rivolgersi ai nostri consulenti. Il credito cooperativo si basa sul rapporto interpersonale: questa è la sua forza.