E’ uscita poco fa la sentenza della Corte d’Appello di Torino sul processo Barbarossa che riguarda le infiltrazioni ‘ndranghetiste fra Costigliole ed Asti.
E, rispetto al primo grado, ci sono state delle “sorprese” nella decisione finale del collegio di giudici presieduto dalla dottoressa Nasi.
Chi ha visto capovolgersi completamente la sentenza di primo grado è Franco Marino. Additato dal collaboratore di giustizia Ignazio Zito come braccio destro di Rocco Zangrà, referente della ‘ndrangheta di tutto il Sud Piemonte, Marino in primo grado era stato assolto dal tribunale di Asti. Il pm, in primo grado, aveva chiesto per lui 14 anni. I giudici torinesi, nonostante l’appassionata difesa dell’avvocato Montemagno, hanno creduto al pentito e lo hanno condannato a 6 anni e 9 mesi.
Brutte sorprese anche per Alberto Ughetto, imprenditore costigliolese difeso dagli avvocati Scagliola e Morra, socio di Fabio Biglino all’epoca dei fatti contestati: mentre in primo grado era stato condannato a 2 anni per il solo reato di tentata estorsione, in appello i giudici gli hanno inflitto 6 anni e 2 mesi. Riduzione invece per Biglino, difeso dagli avvocati Malabaila e Caranzano: è passato da 9 anni a 7 anni e 1 mese.
Lieve riduzione di pena per un altro imprenditore costigliolese, Mauro Giacosa, difeso dall’avvocato Scaramozzino, che passa dai 5 anni e mezzo di primo grado ai 4 anni e 10 mesi.
Un sconto di due mesi è quello che ha raggiunto Angelo Stambè, (avvocati Caranzano e Garino) che è passato dagli 8 anni di primo grado ai 7 anni e 10 mesi dell’appello.
Unica conferma è quella di Sandro Caruso, difeso dall’avvocato Masoero che si attesta a una condanna a 6 anni e 8 mesi.
La sentenza di Appello stravolge anche un’altra posizione, quella dell’imputato Luigi Catarisano, difeso dall’avvocato Marco Calosso, il quale è stato assolto per non aver commesso il fatto. In primo grado era stato condannato ad 1 anno e 8 mesi.
Le motivazioni fra 90 giorni.