Sono del musicista e compositore astigiano Matteo Curallo le musiche del film italo-israeliano “Noi due”, presentato a Cannes nel 2020 e proiettato domenica scorsa in Sala Pastrone.
Prima del film l’artista, intervistato da Riccardo Costa, presidente del cinecircolo Vertigo, ha incontrato gli spettatori. «Questa – ha affermato Curallo – è stata una di quelle occasioni inaspettate, determinante soprattutto nella sua evoluzione». Il musicista e il regista israeliano Nir Bergman, infatti, avrebbero dovuto incontrarsi a Roma per la post-produzione, ma la pandemia bloccò tutto.
«Così l’amicizia tra me e Nir – ha sottolineato Curallo – iniziò a distanza, rivelando da subito una grande affinità elettiva». L’incontro vero e proprio avvenne solo in seguito, confermando comunque la grande intesa. «Un film che è una perla – commenta il musicista a proposito di “Noi due” – ricco di emozione e di tenerezza in cui i tempi, la delicatezza e l’emotività sono giusti».
Il film
Il film racconta la storia di un padre e di un figlio autistico, del loro amore, della loro complicità basata sulle semplici passioni del ragazzo: i film di Charlie Chaplin, la canzone “Gloria” e la pasta a forma di stelline. «Anche il mio contributo musicale – continua Matteo Curallo – è stato molto leggero».
Il compositore astigiano, che recentemente ha ricevuto il “Premio Carlo Savina” per l’eccellenza alla musica, ha fatto molta gavetta. «Ho frequentato il conservatorio, lavorato per il teatro, per il cinema – spiega – ho fatto musica leggera, pop. Un po’ di tutti i colori, insomma. Esperienze diverse che adesso tornano utili e che nel corso degli anni mi hanno insegnato, anche se so già che non tutto andrà sempre in porto, a non risparmiarmi mai». Dopo un film impegnato, Curallo ha appena terminato di lavorare per Netflix su una commedia leggera e per un altro interessante progetto su Amazon.
«Per comporre le musiche di “Noi due” – ha concluso – ricevetti la sceneggiatura nel 2019, in seguito arrivò la prima stesura del film per cui ho prodotto tante tracce, fatto molte prove e, alla fine, c’è stato un intenso lavoro di sottrazione che ha permesso di raggiungere, anche dal punto di vista musicale, la stessa potenza emotiva e la stessa delicatezza del film».