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Saldi estivi 2022 Buena Vita
Economia
Interviste

Commercio: i saldi estivi procedono a rilento, mentre i costi aumentano

I negozianti astigiani tracciano un primo bilancio delle vendite scontate. E c’è chi chiede di rivedere il sistema

Nessuna corsa ai saldi. Le vendite scontate – iniziate lo scorso 2 luglio e previste fino alla alla fine di agosto – non hanno suscitato l’entusiasmo che determinavano in passato, perlomeno prima della pandemia.
E’ ciò che emerge dalle parole dei commercianti di abbigliamento e calzature – i due settori in cui si concentrano le vendite scontate – intervistati nei giorni scorsi.
«I saldi – commenta Ilaria Cibellis, titolare dell’omonimo negozio di calzature in via Battisti – cominciano sempre prima, purtroppo, quando la stagione primavera/estate è in pieno svolgimento. Per quanto mi riguarda il primo weekend è andato abbastanza bene, dopodiché si sono alternate giornate positive e altre meno. Ciò che ci salva è il fatto che si stanno organizzando molte cerimonie, prima bloccate o frenate dall’emergenza sanitaria».
A preoccupare, in questo periodo, sono i rincari che, partendo dalle aziende produttrici, sono destinati a riverberarsi sui prezzi al consumatore finale. «Per quanto riguarda l’attuale stagione – continua – non sono stati applicati perché il campionario è stato fatto un anno fa, quando ancora non erano comparsi segnali di inflazione. Al contrario, è sicuro che influiranno sulla collezione autunno/inverno. Le aziende con cui trattiamo – conclude – hanno già stabilito gli aumenti, fortunatamente in modo abbastanza contenuto, per un incremento di circa 5 euro sul prezzo finale degli articoli».

Tra ritmi lenti e difficoltà di riassortimento

A sottolineare i ritmi lenti delle vendite scontate anche Simona Latella e Monica Volpe, commesse del negozio di abbigliamento donna “Buena Vita” di piazza Medici.
«L’ultimo periodo che ha visto il successo dei saldi – spiegano – è stato prima dell’avvento della pandemia. Poi tutto ciò che si è susseguito (dall’emergenza sanitaria alla guerra in Ucraina, fino all’inflazione e al caro-energia) non ha di certo invogliato la gente a fare shopping».
Le due commesse sottolineano anche un altro aspetto “figlio del lockdown”. «La situazione che si sta verificando – affermano – è che da una parte non riscontriamo un grande interesse nei confronti dei saldi, dall’altra perdiamo delle vendite perché è molto difficile poter riassortire quando mancano un modello o una taglia. Il campionario della stagione attuale, infatti, è stato fatto un anno fa, quando le aziende produttrici “navigavano a vista” e non sapevano quando sarebbero terminate le restrizioni legate all’emergenza sanitaria, per cui si sono limitate a produrre in base agli ordinativi».
Riguardo agli sconti le percentuali adottate sono attualmente pari al 30%, ma aumenteranno al 50% nel mese di agosto. «Secondo noi – continuano – è impossibile partire subito con il prezzo ridotto a metà, perché applicando questa percentuale di sconto non c’è guadagno. In più bisogna tener conto dell’aumento dei costi fissi, come quello dell’energia che incide notevolmente sulle bollette, anche in estate, dato che siamo obbligate a tenere sempre accesa l’aria condizionata perché altrimenti, con queste temperature, le clienti non si avvicinerebbe nemmeno al camerino».
A rimpiangere il passato Luca Pucciariello, contitolare di “Mister & Co”, negozio di abbigliamento uomo in via dei Cappellai aperto nel 1983. «Le ultime “edizioni” dei saldi che hanno riscontrato successo – ricorda – risalgono ormai a circa 7/8 anni fa. Dopodiché si sono sempre rivelati molto tranquilli, senza quell’interesse che determinava la “corsa agli sconti”. Ora siamo costretti a lavorare con costi fissi in aumento, tra cui le bollette dell’energia, e contratti sempre più restrittivi con le aziende produttrici. Fortunatamente noi riusciamo a ridurre i costi grazie al fatto che siamo a conduzione familiare e abbiamo la nostra clientela affezionata. In particolare questa primavera abbiamo venduto molto abiti da cerimonia e abbiamo ricominciato a vedere qualche turista. Il fatto è che i turisti più “interessanti” dal nostro punto di vista, ovvero gli appassionati di tartufo che hanno una notevole disponibilità economica, non sono ancora tornati».

Orari modificati per il caldo torrido dei giorni scorsi

A riscontrare maggiore movimento Giorgia Ciervo, dipendente del negozio “Queen” di via Della Valle. «Sicuramente non sono più i saldi di una volta – commenta – ma devo dire che finora abbiamo lavorato. Insomma, nonostante il periodo non possiamo lamentarci, probabilmente anche grazie all’ottima posizione del negozio, che si affaccia su una via di elevato passaggio. Ciò che ho notato, però, è che lavoriamo maggiormente in settimana rispetto al sabato. Sarà per via del caldo torrido che invoglia a trascorrere il weekend in piscina o in una località di montagna, ma vediamo più clienti nel tardo pomeriggio lungo la settimana che al sabato».
Stessa considerazione sull’afflusso dei clienti da parte di Barbara Maccagno, titolare di “Habitoè”, negozio di abbigliamento fino ai 18 anni che si affaccia su corso Alfieri. Per poi aggiungere: «I saldi sono andati bene i primi 15 giorni, dopodiché ho notato un notevole calo. Spero quindi di riprendere “il ritmo” nel mese di agosto, quando di solito lavoro di più grazie all’afflusso di chi viene da fuori città e ha la seconda casa nell’Astigiano».
A preoccupare sono, però, i rincari. «Ho dovuto abbandonare alcune ditte che avevano imposto aumenti troppo elevati – afferma – forti del fatto che, oltre ai tessuti, è cresciuto notevolmente il costo di tutto ciò che è accessorio, dalle paillettes agli inserti in pelle».

Il “sistema saldi”

A definire i saldi, così come sono attualmente, una strategia che non è più adeguata al mercato attuale Maurizio Cavaglià, titolare di “M.C. Abbigliamento”, negozio di moda donna in corso Savona che festeggia quest’anno i 60 anni di attività. «I saldi – afferma – stanno andando benino. Come al solito, per quanto mi riguarda, la partenza è stata lenta, mentre nelle settimane successive le vendite sono aumentate. Di certo, però, i saldi non serviranno ad “aggiustare” la stagione, che si è salvata grazie alla ripresa delle cerimonie. E a questo proposito penso che i saldi, così come si svolgono attualmente, non abbiano più senso: o si fanno veramente a fine stagione, come in passato, o altrimenti è meglio eliminarli del tutto».
A ritenere che l’attesa dei saldi sia rovinata dagli stessi commercianti è Daniela Risso, titolare di “Risso Moda” in corso Alessandria, negozio di abbigliamento, intimo e accessori per donna che ha alle spalle quasi 70 anni di attività.
«Se l’interesse per la “stagione degli sconti” è diminuito rispetto al passato – afferma – è perché i commercianti si lasciano tentare a fare i “pre saldi” che ne vanificano l’effetto». Per quanto la riguarda, però, non si lamenta di come stanno andando le vendite, anche se il caldo non aiuta a invogliare a fare shopping. «Ho deciso di tenere chiuso il sabato pomeriggio – racconta – perché, a causa delle temperature elevate, non c’è passaggio».
«Fortunatamente – conclude – posso contare sulle clienti affezionate e sull’aiuto della pubblicità dei miei articoli sui canali social, che sta dando buoni frutti».

L’opinione di Claudio Bruno (Ascom Confcommercio)

«Nonostante la ripresa del turismo, che abbiamo potuto riscontrare anche ad Asti negli ultimi mesi, i saldi estivi sono partiti a rilento. E questo perché la situazione complessiva non ci consente di essere ottimisti».
Ad affermarlo Claudio Bruno, direttore provinciale di Ascom Confcommercio.
«Pensavamo che con la fine della fase più acuta della pandemia le piccole e medie imprese potessero riprendersi dalla crisi – evidenzia – e invece si ritrovano afflitte dal caro-energia e dalla contrazione dei consumi a causa dell’inflazione. Basti pensare che tra gennaio e aprile il prezzo delle forniture elettriche è salito mediamente del 60%, mentre il gas supera ormai il + 30%. Con questi aumenti fuori controllo stiamo assistendo ad una contrazione dei consumi per i beni di prima necessità, ovvero quelli alimentari, per cui inevitabilmente questi effetti si riscontrano sulle vendite di articoli di abbigliamento e calzature».
Secondo l’Ufficio studi nazionale di Confcommercio la spesa media per i saldi, a famiglia, ammonta a circa 200 euro. «Tenuto conto che in Italia si può contare su 15 milioni di famiglie – sottolinea – è una cifra non sufficiente per sostenere il settore, che ha dovuto superare gli effetti della pandemia. Senza contare che i saldi, come diciamo da tempo, sono superati, per cui questo meccanismo va rinnovato alla luce delle abitudini dei consumatori e del commercio on line. Tanto più che la normativa che vieta le vendite promozionali nei 30 giorni prima dei saldi, reintrodotta dopo due anni di blocco a causa della pandemia, non viene rispettata».
Bruno torna quindi al riferimento sull’aiuto che può arrivare, in questo periodo difficile, dal turismo. «Per fare in modo che sia una vera risorsa dal punto di vista economico – conclude – è necessario, come prevedono i progetti legati ai Distretti del commercio su cui stiamo lavorando, valorizzare i centri storici dal punto di vista urbanistico, migliorare il decoro, potenziare il servizio d’accoglienza».

La posizione di Confesercenti

«L’interesse per i saldi? In base ai riscontri dei commercianti iscritti alla nostra associazione non si è sentito minimamente».
Sono le parole di Andrea Visconti, presidente provinciale di Confesercenti. «La situazione generale non è affatto positiva – ricorda – in quanto il potere d’acquisto dei cittadini è diminuito e la pandemia non è ancora terminata. L’incertezza che sta dominando questo periodo non favorisce quindi la corsa allo shopping. Con la fine delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria sembrava che il peggio fosse passato e che fosse finalmente l’ora della ripresa economica, ma con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’aumento dei costi energetici ogni previsione positiva è stata cancellata».
Oltre alla situazione contingente, secondo Visconti i saldi non funzionano più perché sono un meccanismo ormai inadeguato al mercato attuale, dominato dalla grande distribuzione e dal commercio on line che propongono promozioni tutto l’anno. «Non ho la soluzione a questo problema – ammette – ma secondo me la politica dovrebbe cambiare la normativa».

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