Le memorie sono briciole di pane che si seminano sapendo che, prima o poi, saranno raccolte dalla persona giusta che ne farà il giusto uso.
E’ quanto accaduto ad Alma Passarino, classe 1928, originaria di Rocca d’Arazzo, una vita passata a fare la sarta e una giovinezza nelle fila dei partigiani, con il ruolo di staffetta.
Alma, per i suoi 77 anni, si è fatta un regalo: ha deciso di mettere nero su bianco, in un diario, i ricordi di quegli anni partigiani, raccontando con grande linearità cosa l’avesse spinta a diventare staffetta, le persone conosciute, i suoi ricordi di quegli anni così importanti per la Storia italiana. Ricordi di una vita quotidiana e di atti minimi ma eroici se visti con gli occhi di oggi.
Il diario lo aveva scritto per le sue nipotine, perché avessero memoria di quello che aveva vissuto. Una pronipote, Letizia Veiluva, 23 anni, fin dalla nascita aveva sentito parlare della zia Alma da sua madre e prima del Covid l’aveva anche intervistata per il concorso sulla Resistenza indetto dal Polo900 di Torino. Parole illuminanti che, associate ai ricordi riportati dal diario, hanno fatto strada nella creatività di Letizia fino a prendere forma nella sua tesi di laurea in Pittura e Illustrazione alla Libera Accademia Novalia.
Perché la particolarità di questo intreccio di memorie è che la storia di Alma si è trasformata in un racconto per immagini, una graphic novel in cui Letizia ha fatto convivere tre diversi piani di narrazione: la storia personale della prozia, la Storia che ha attraversato l’Europa in quegli anni e un rimando continuo alla fiaba, Cappuccetto Rosso nella fattispecie, con il lupo rappresentato dai fascisti e dai tedeschi.
«La mia prozia era l’ultima di 7 fratelli e diventò staffetta perché uno di loro era un partigiano. Altri fratelli erano soldati nell’esercito regolare, il padre si fingeva zoppo per non dover partire, un altro fratello ancora si nascose in un pozzo per non essere arruolato – racconta Letizia – Leggendo il suo diario, vi è proprio il racconto della sua trasformazione da bambina a donna sempre fatto con l’impagabile dono dell’ironia e di una freschezza che si mantiene nonostante l’età e la tragicità dei ricordi».
Alma racconta il lutto in casa quando uno dei fratelli, Fiorenzo, venne dato per disperso ma poi ritornò perché era invece stato fatto prigioniero. Racconta della sua vita di tutti i giorni, dei suoi desideri e dei suoi sogni di ragazzina che nemmeno la guerra ha potuto calpestare. Racconta, soprattutto, di quell’amore tragico con Flavio Badella, partigiano con il nome di battaglia “Tarzan”, morto il 25 Aprile, giorno della Liberazione.
E qui si apre un sottocapitolo che sembra quasi un giallo perché la causa ufficiale della morte di “Tarzan” fu quella di un incidente con una moto cui era esplosa una gomma, mentre dagli archivi dell’Israt, in un “foglio notizia” emerge che fosse stato giustiziato nella grande confusione che seguì alla Liberazione con regolamenti di conti fra partigiani e fascisti..
Una scoperta, quest’ultima, fatta pochi giorni prima della consegna della tesi, grazie all’interessamento della dottoressa Nicoletta Fasano che ha seguito il lavoro di ricerca della laureanda così impegnata a tradurre in illustrazioni quella storia familiare di Resistenza.
La storia di Alma è stata condensata in tavole illustrate che sono valse un bel 110 e lode a Letizia (relatore Giancarlo Marzano e corelatrice Lorena Canottiere) e che non possono restare lì, ma diventeranno una pubblicazione integrata da altre tavole realizzate in stile pittorico.
«Quello fatto da Letizia è un esempio di recupero di memoria famigliare con verifica e connessioni fra i ricordi delle persone, la storia tramandata oralmente e i documenti ufficiali. Un lavoro che trasforma una semplice storia in un pezzo di storia locale – commenta Nicoletta Fasano – E che questo lavoro sia fatto da una ragazza di 23 anni con una forma artistica come quella della graphic novel (insolita per i racconti della Resistenza) non può che allargarci il cuore».