C’è sempre il sapore di qualcosa di antico alle fiere di paese e nello stesso tempo lo sguardo alla modernità e la curiosità per le novità che guardano ad un futuro sempre meno lontano. La “Fiera dell’aj e del pitu” di Valfenera non fa eccezione a questa regola. Aggirandosi tra gli espositori in piazza Marchesato di Saluzzo, domenica scorsa, ci si poteva imbattere in un vero e proprio mercatino dell’antiquariato, o del modernariato, a seconda dei punti di vista.
Andando un pochino più in là note di fisarmonica, un clarinetto, una tromba e un tamburo e subito è festa con l’accompagnamento di un coro improvvisato fatto dal venditore di pane artigianale e dagli astanti di passaggio. Sarà folklore, sarà cultura popolare: quel che è certo che è allegria senza filtri.
E poi c’è quel “tiro al trattore”, una gara che nasce sicuramente dalla cultura contadina, di chi non rinuncia a trasportare le tradizioni di un tempo nell’era dei motori e delle innovazioni industriali che hanno inevitabilmente (e fortunatamente) cambiato il lavoro agricolo ma non lo spirito dell’agricoltore. La fiera è anche il momento in cui si presentano le novità e a Valfenera c’erano decine e decine di macchine agricole in esposizione lucidate a festa in attesa del confronto tra chi vende e chi compra. Accanto, nello stesso campo, i trattori, le trebbiatrici e le macchine del secolo scorso, esibite con orgoglio dai proprietari che hanno saputo conservare per ricordare e per ritornare al tempo in cui il lavoro era più duro e più difficile, ma una qualche nostalgia a chi ha i capelli bianchi la provocano, nonostante tutto, nonostante le antiche fatiche.
La fiera è un po’ così: insieme si ritrova il gusto dei tempi andati e non si vede l’ora di scoprire cosa riserverà l’anno venturo.