Il capogruppo in Consiglio Regionale di Liberi, Uguali e Verdi, Marco Grimaldi, chiederà di mettere in discussione oggi, martedì, l’ordine del giorno sul futuro della Casa di Riposo “Città di Asti”. Si tratta di un documento che recepisce i contenuti votati nell’odg approvato durante il Consiglio comunale aperto che si è svolto qualche settimana fa. Un documento che arriva in zona Cesarini, a pochi giorni dall’ultimatum – il 5 ottobre – che il commissario della Casa di Riposo Mario Pasino si è dato per sbloccare la vicenda mettendo insieme un piano di rilancio serio e realizzabile dopo aver sciolto tutti i dubbi di chi vorrebbe investire nel Maina, ma solo a determinate condizioni.
Occhi puntati sulla Hacker di Cuneo, che ha fatto presente il proprio interessamento, ma anche sulla cordata di imprenditori guidati da Amalberto e Malabaila i quali, però, si sarebbero tirati indietro, come precisato dal commissario Pasino durante il Consiglio aperto. Eppure c’è chi sostiene che la porta, anche da parte loro, non sia del tutto chiusa sebbene le condizioni per garantire il salvataggio della Casa di Riposo siano molto difficili da realizzare, specie in una manciata di giorni. L’odg votato in Consiglio comunale e recepito da Grimaldi chiede alla Regione, per esempio, «di farsi garante dei debiti della Struttura, debiti che pare abbiano superato gli 8 milioni di euro; di congelare gli attuali 120 posti convenzionati, in attesa che le trattative per la vendita della struttura proseguano per evitare che soggetti privati possano beneficiare del fallimento della struttura per ottenere nuovi posti letto in convenzione, fattispecie che – se si verificasse – comporterebbe maggiori costi per la Regione;
di indicare la struttura quale sede di un piano di sviluppo dei servizi ad alto contenuto assistenziale, anche in partner con un privato, che ad oggi risultano molto carenti nel territorio astigiano, ponendo particolare attenzione a non privatizzare, depauperare o creare concorrenza con i servizi già offerti dall’Asl AT».
Ed è qui il dubbio che serpeggia tra chi non crede che possa esserci un piano di salvataggio guidato dalla Regione, non a queste condizioni. Il problema sarebbe il precedente che si andrebbe a creare rispetto a molti altri IPAB in di analoghe difficoltà e che potrebbero chiedere l’intervento della Regione come garante dei debiti e come promotrice di piani straordinari di salvataggio.
Ma nell’ipotesi peggiore, che porterebbe alla chiusura della Casa di Riposo, quale destino aspetterebbe i 150 ospiti e i 120 lavoratori? Per questi ultimi non ci sarebbero ammortizzatori sociali, particolare più volte evidenziato dai sindacati. I 150 ospiti dovrebbero cercare un altro posto salvo essere degenti in letti convenzionati con l’Asl che, a conti fatti, andrebbero accreditati in altre RSA ad analoghe condizioni. Qui entrerebbero in campo anche i servizi sociali che integrano le rette per quegli ospiti che non riescono a pagare l’importo dovuto. Il Comune di Asti oggi 25 anziani integrati nella Casa di Riposo per un investimento di circa 100 mila euro annui. C’è poi da considerare quanto prevede la legge regionale 1 dell’8 gennaio 2004 (articoli 49 e 50), approvata quando Mariangela Cotto era assessore regionale ai servizi sociali, dove si definiscono aiuti e progetti per l’assistenza domiciliare delle persone anziane così da mantenerle, se possibile, in un contesto familiare. Politiche a sostegno dell’assistenza domiciliare integrata e con la previsione di contributi economici in aiuto delle famiglie. Oggi il Comune di Asti segue 58 anziani non autosufficienti come assistenza domiciliare e altri 110 sono assistiti secondo la dgr 3/2021 n. 90 per un importo complessivo di circa 650 mila euro. La dgr prevede i “budget di salute”, un mix tra prestazioni domiciliari e sovvenzioni economiche per sostenere le famiglie a fare fronte alle necessità dell’anziano, a patto che lo stesso venga seguito in casa e non inserito in una RSA.