L’idea gli è venuta mutuando sul cardo gobbo di Nizza Monferrato, Presidio Slow Food, una formula che ha riguardato in passato filari di uva, pecore, alberi da frutto. Ed è stato subito un successo.
Lui è Vittorio Quaglia, supercardarolo (e molto altro) di Incisa Scapaccino, titolare dell’0monima azienda agricola, fra gli storici produttori aderenti al Consorzio del Cardo Gobbo di Nizza.
«Quest’anno ho seminato più solchi di cardo quanto riesca a seguire. Sono nati e sono molto belli, è un peccato lasciarli andare – spiega Quaglia – così ho pensato che qualcuno potrebbe occuparsene. Per l’adozione ci sono a disposizione circa 20 solchi, ognuno dei quali conta circa 200 piante di cardi. Io ho fatto tutto il lavoro fin qui: preparazione terreno, semina, diserbo, ho zappato ma ora, che è il momento di legarli uno per uno ed interrarli, non riesco a finire tutto da solo».
Ovviamente nel “pacchetto” c’è anche tutta la sua esperienza messa a disposizione di chi si trovasse la prima volta ad affrontare le operazioni di legatura ed interratura dei cardi.
«Questo appello – prosegue Vittorio Quaglia – vuole anche essere un modo per avvicinare i consumatori al mondo agricolo. Il cardo gobbo di Nizza Monferrato ha una lavorazione unica, manuale, per arrivare al prodotto finale straordinario per essere consumato a crudo. Ma spesso, quando viene venduto, troviamo i clienti che vogliono trattare sul prezzo ritenendolo troppo alto rispetto ad altri prodotti dello stesso genere. Portarli in campo e far toccare con mano la fatica che comporta la coltivazione seguendo i dettami del Presidio è anche un modo per dare maggiore consapevolezza del nostro lavoro».
L’appello, lanciato su Facebook, in poche ore è stato raccolto da due “adottanti”: Sabrina e Raffaella Viotti food bloggers di Cucchiarando e Il Noccioleto B&B di Mombaruzzo.
«La legatura e l’interratura dei cardi deve avvenire nella prossima settimana e comunque prima che geli il terreno. Ci sono ancora solchi da adottare, chiunque voglia fare un’esperienza in campo a fronte della raccolta di almeno un centinaio di chili di cardi, non ha che da farsi avanti».