Cerca
Close this search box.
190930-GadgetMatch-Realme-5-Hands-On-Camera
Cronaca
Tribunale

Asti, chiesti 2 anni per le foto e i video intimi diffusi senza consenso

Sotto processo l’amministratore di alcuni gruppi segreti di Facebook molto diffusi nell’Astigiano

Due anni di reclusione: questa la condanna chiesta dal pm Repole all’atto conclusivo che si è tenuto ieri nel dibattimento ai danni di Luca Rossi, 34 anni, astigiano, accusato di aver divulgato video e foto intime in diversi gruppi segreti locali senza il consenso delle donne protagoniste.
Lui era presente in aula, accanto al suo difensore, l’avvocato Francesca Arrobio. Attualmente l’uomo è detenuto in carcere per aver minacciato di dare fuoco alla casa della sua ex fidanzata. Era stato arrestato dalla Polizia che, avvertita dalla ragazza, si era recata nell’abitazione e lo aveva “aspettato”, trovandolo in possesso, fra le altre cose, di una tanica di benzina. Per quel fatto il difensore ha già chiesto gli arresti domiciliari ma ancora il giudice si è espresso.
Per il processo sulla diffusione di video e foto intimi, la difesa deve confrontarsi, oltre che con la pubblica accusa, anche con una parte civile rappresentata dall’avvocato Andrea Mecca. In realtà sono tre le donne che hanno sporto denuncia contro Rossi perchè si sono ritrovate in centinaia di chat di uomini astigiani (e non solo) senza volerlo.
Luca Rossi è accusato di essere l’amministratore di alcuni gruppi segreti Facebook (ora chiusi) che riportavano nella dicitura il termine “gnagna”. Pagine in cui circolavano e venivano scambiate immagini molto intime di donne comuni, non professioniste del sesso.
Per la parte civile, seppure la Postale non abbia tecnicamente provato la connessione a queste pagine dal pc di Rossi, è lui quel Luca Reds che compariva come amministratore delle pagine Facebook e che aveva anche minacciato una delle donne che aveva annunciato di voler sporgere denuncia.
Per il difensore Arrobio, è proprio la mancata prova tecnica del fatto che sia stato Rossi a postare per primo, a scagionarlo.
Le donne sentite come testimoni, non sapevano chi fosse Rossi mentre hanno fatto nomi e cognomi degli ex fidanzati o mariti cui avevano mandato le loro immagini in pose intime. «Sono loro quelli che devono pagare il reato di diffusione» ha concluso l’avvocato.
Processo rinviato agli inizi di dicembre per la sentenza.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale