«Ho sempre avuto la passione per la scrittura, fin dai tempi del liceo. E’ la prima cosa che faccio ogni mattina con la mia penna preferita, da cui possono nascere battute, monologhi, testi per la televisione».
A parlare è il noto comico e cabarettista Gene Gnocchi, che domani (venerdì) alle 21 sarà al Teatro Alfieri con il suo spettacolo “Se non ci pensa Dio ci penso io”.
Gene, cosa si devono attendere gli spettatori?
Lo spettacolo si basa sull’idea che Dio deve farsi sentire per spiegare alcune cose che succedono nel mondo. C’è bisogno che dia una parola definitiva perché ci sono troppe storture.
Il protagonista in scena, quindi, avendo saputo che Dio è una frequenza quantistica, ingaggia un elettricista per parlargli attraverso una vecchia radio e chiedergli conto di alcune cose che non approva.
Non posso dire se Dio risponderà, ma anticipo che saranno sviscerate le questioni attualmente sul tappeto, dal perché ci sono i monopattini al motivo per cui imperversano i programmi di cucina, fino alla sovrappopolazione nel mondo.
Tanti argomenti, tra il serio e il faceto, saranno quindi al centro dello spettacolo, per cui il pubblico deve aspettarsi tutte le domande che vorrebbe rivolgere a Dio.
Il dilemma è: Dio risponderà? Se sì, lo farà in modo esauriente?
Da quando porta nei teatri questo spettacolo?
Da circa nove mesi. Abbiamo debuttato al teatro Franco Parenti e finora il riscontro è stato ottimo. Sono molto contento.
Oltre ad essere impegnato a teatro, nei mesi scorsi ha dato alle stampe due libri…
Nel periodo di Pasqua ho pubblicato “Tennispedia – Tutto quello che dovreste sapere sul tennis spiegato da chi ne sa meno di voi”, edito da Pendragon. E’ una piccola enciclopedia su questo sport che mi appassiona e pratico. Un libricino di cento pagine che mi sono divertito molto a scrivere.
In precedenza, alla fine del 2021, ho pubblicato “Il gusto puffo” (Solferino).
Quanti libri ha pubblicato finora?
Circa 20. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, fin dai tempi del liceo. E’ la prima cosa che faccio ogni mattina, con la mia penna preferita, l’unica che utilizzo, da cui possono uscire una battuta, un monologo o un testo per la televisione.
Negli ultimi anni ha partecipato anche a note trasmissioni di attualità come “DiMartedì” su La7 e “Quarta Repubblica” su Rete 4. Qual è, secondo lei, la funzione della comicità in rapporto a temi delicati e seri?
La funzione è sempre quella di divertire, cercando di farlo con finezza e buon gusto.
Il problema, ora, è che la politica ci dà molto filo da torcere. In passato il politico appariva in televisione solo in occasione della tribuna politica, ora imperversa sotto i riflettori. A causa della sovraesposizione mediatica compare sul piccolo schermo dal mattino presto fino alla sera tardi, deve dire sempre le stesse cose e alla sera è diventato la sua caricatura.
Noi non possiamo fare altro che raccogliere le sue esternazioni.
Su questo argomento ho scritto anche un nuovo spettacolo, intitolato “Il nulla”, che rappresenta la presa in giro di questa politica.
La carriera
Nella sua carriera ha spaziato dal cinema al teatro, dalla televisione ai libri. C’è un ambito che sente più suo?
Sicuramente l’ambito teatrale è quello in cui si è più liberi.
La televisione garantisce la visibilità, ma è a teatro che si misurano le capacità. A comparire tre minuti in televisione forse sono capaci tutti, ma tenere desta l’attenzione del pubblico recitando sul palco due ore è più complicato.
Da giovane ha cominciato a svolgere la professione di avvocato.
Come mai successivamente ha deciso di cambiare direzione, intraprendendo il percorso artistico?
Mi sono laureato in Giurisprudenza con una tesi in filosofia del diritto perché mi interessavano i temi filosofici, tanto che poi mi sono anche iscritto a Filosofia per sostenere alcuni esami che mi interessavano.
Però ho sempre avuto questa tendenza ilare. Ad esempio, quando giocavo a calcio ero quello che faceva gli scherzi negli spogliatoi e teneva alto il morale della squadra.
Poi ho cominciato a cantare in un gruppo – i Desmodromici – proponendo canzoni in inglese, tutte incentrate su temi strampalati, di cui prima spiegavo il significato, dato che non erano in italiano. E notavo che gli spettatori erano molto divertiti. Allora ho provato a “cucire” queste spiegazioni – che erano brevi racconti – e le ho portate allo Zelig di Milano, dove si esibivano tutti i comici della mia generazione, da Antonio Albanese ad Aldo, Giovanni e Giacomo. E vedevo che la gente si divertiva.
Quello è stato il trampolino di lancio, in quanto poco dopo sono stato chiamato da Zuzzurro e Gaspare per prendere parte al programma televisivo “Emilio”, cui sono seguiti “I vicini di casa” e “Mai dire goal”.
Come si nota, quindi, ho cominciato a fare televisione subito, in pochissimo tempo, per cui sono stato anche fortunato.
Tra passato e futuro
Insieme a lei, nel gruppo di “Emilio”, c’era anche Giorgio Faletti…
Sì. Eravamo in ottimi rapporti, era una persona meravigliosa che ho sempre stimato molto.
Nella sua vita ha anche nutrito una forte passione per il calcio…
Ho sempre giocato a livello semi-professionistico. Ero un discreto giocatore, ma poi ho scelto un’altra strada.
Ad un certo punto, però, ha lanciato un appello pubblico per cercare un ingaggio…
Sì, a 55 anni ho provato il desiderio di giocare almeno cinque minuti in serie A. Mi aveva tesserato il Parma, soltanto che purtroppo quell’anno si è salvato all’ultima giornata, per cui non sono mai potuto entrare in campo.
Ero un giocatore a tutti gli effetti e partecipavo agli allenamenti, ma non ho mai debuttato. Destino.
Cambiando prospettiva… quali sono i progetti futuri?
Come accennato, partirà questo spettacolo nuovo, “Il nulla”, cui tengo molto. Ho appena svolto le prove aperte con il pubblico e il risultato è stato veramente lusinghiero.
Ho anche un progetto che sto proponendo per un programma televisivo sotto forma di scuola per opinionisti. Ho notato, infatti, che ormai tutti si sentono tali e hanno convinzioni da esternare, per cui mi piacerebbe istruire i giovani a diventare opinionisti. Ovviamente in chiave comica.
LO SPETTACOLO
Protagonista dello spettacolo è Gene Gnocchi che, dopo aver saputo che Dio è una frequenza quantistica, ingaggia un tecnico per parlare con l’Assoluto attraverso una vecchia radio e farsi spiegare da Lui il perché di tante cose che succedono sulla Terra e che non lo convincono.
Lo spettacolo, di Gene Gnocchi e Marco Posani (che ne sono anche i registi), è stato scritto con Luca Fois, Massimo Bozza e Cristiano Micucci. Sul palco anche Diego Cassani alla chitarra.
Ultimi biglietti disponibili: 23 euro platea, barcacce, palchi; 18 euro loggione.
Prevendite alla cassa del Teatro Alfieri (aperta dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17; online su www.bigliettoveloce.it e www.allive.it.
Per informazioni e prenotazioni 0141/399057- 399040.