Firmato un protocollo
Se è vero che gran parte d’Italia è ferma a casa, è anche altrettanto vero che, seppur in numeri ridotti, non si fermano gli episodi di criminalità, piccoli o grandi che siano.
Per dare linee di comportamento univoche e soprattutto sicure (in senso di anticontagio) nella trattazione degli arresti e dei conseguenti interrogatori di garanzia, nei giorni scorsi è stato siglato un protocollo di intesa per le udienze di convalida.
In rigorosa modalità di videoconferenza, si sono riuniti i vertici del Tribunale, della Procura, dell’Ordine degli Avvocati, della Camera Penale e in collaborazione con le case di reclusione della regione Piemonte e delle Forze dell’Ordine, hanno messo a punto un percorso condiviso da seguire ogni volta che si presenti la necessità di un’udienza di convalida da qui al termine dell’emergenza sanitaria.
Codice “salvo” e misure anti contagio
Come è facile intuire, saranno evitati contatti personali e verranno espletate tutte le procedure di garanzia in teleconferenza, uno strumento tecnologico che consente non solo la possibilità di colloqui a distanza di più persone contemporaneamente, ma anche la reciproca visibilità di tutte le parti coinvolte, così come richiesto appositamente da un articolo del codice di procedura penale (nella foto la prima udienza di convalida on line del tribunale di Bologna, fonte Agi).
Intanto, salvo casi di assoluta necessità, sono escluse le presenze per le direttissime.
Le udienze, si legge nel protocollo, saranno tenute in video-collegamento mediante la piattaforma Microsoft Teams o, in alternativa, con Skype. La persona arrestata o l’indagato che deve essere interrogato, se detenuti in carcere, saranno presenti in video collegamento dall’istituto penitenziario in cui si trovano.
Se invece gli arrestati si trovano in custodia presso Questura, caserme dei carabinieri o della Guardia di Finanza o di ogni altra autorità di polizia giudiziaria, il video collegamento si farà da questi siti e, nel caso in cui non siano attrezzati, potranno essere trasferiti nella sede di un’altra polizia giudiziaria dalla quale sia possibile effettuare la video chiamata.
Anche gli avvocati difensori lavoreranno da remoto
Gli avvocati difensori non dovranno muoversi dalla loro abitazione o dal loro studio perché, potranno partecipare anche loro all’udienza da remoto anche se è consentita la partecipazione fisica all’udienza ma solo per gravi e comprovate ragioni che rendano impossibile collegarsi in video.
Prevista anche la possibilità, per l’avvocato difensore, di conferire con il proprio assistito prima dell’udienza tramite una linea telefonica riservata.
Nello stesso protocollo sono poi stati indicati tutti i passaggi procedurali più tecnici riguardanti, ad esempio, l’impossibilità di sottoscrivere il verbale e le varie tempistiche e modalità di trasmissione degli atti prima e dopo l’udienza.