E’ presente anche una delegazione di agricoltori astigiani questa mattina a Torino in piazza Castello per il sit in di fronte al Palazzo della Regione per richiamare l’attenzione sull’emergenza cinghiali che ormai da anni sta affliggendo le campagne di tutto il Piemonte.
Ad organizzarlo il Coaarp (Comitato Amici Ambienti Rurali Piemontesi) che da due anni sta conducendo una battaglia aspra per fare in modo che le istituzioni attuino delle norme e delle attività per il contenimento dei cinghiali che provocano gravi danni ai raccolti ma anche all’ambiente e alla sicurezza stradale.
Il sit di oggi sarà anche l’occasione per consegnare la petizione all’Ufficio di presidenza del consiglio regionale: oltre 7 mila sottoscrizioni in tutto il Piemonte, tra le quali 250 di amministratori locali e 1200 di aziende agricole che gestiscono circa 33 mila ettoari sul territorio piemontese. Una raccolta firme durata oltre un anno accanto ai vari incontri e tavoli di lavoro che sono stati attivati ma che, a detta di chi la realtà dei campi la vive ogni giorno, non hanno portato a nulla di concreto.
Il Coaarp ha sintetizzato in un volantino le sue proposte che partono da un’idea sostenuta fin dalla sua costituzione: la gestione della popolazione di cinghiali non può essere totalmente delegata ai cacciatori ma l’ente pubblico deve farsi carico direttamente del contenimento dell’ungulato. Ricordando che i fondi destinati all’indennizzo dei danni gravano per il 90% sulle tasche dei contribuiti ma, al contempo, risarciscono solo una parte dei danni subiti dalle aziende.
Il Comitato si è sempre dichiarato contrario alla creazione della filiera delal carne di cinghiale per ragioni di sicurezza alimentare: impossibile controllare di cosa si cibi il cinghiale selvatico.
Sul contenimento vero e proprio, il Comitato chiede uno snellimento delle procedure e dei tempi burocratici per l’autodifesa dei campi e ribadisce il suo “no” alla proposta del professional hunter, ovvero dei cacciatori professionisti. Secondo gli agricoltori oggi in piazza, i soldi pubblici per la gestione dell’emergenza cinghilai devono essere destinati a personale pubblico qualificato, non ad hobbisti volontari.