Iniziativa dalla Fondazione Caterina Farassino
L’emergenza coronavirus, l’abbiamo toccato con mano, insieme a paure, ansie, incertezze, ha anche tirato fuori il meglio delle persone che hanno saputo riappropriarsi di un senso di solidarietà che da tempo era sopito.
Risposte esemplari ai tanti appelli che da questi due mesi si susseguono per sostenere una sanità in affanno ad affrontare un’emergenza di queste dimensioni.
Fra le istituzioni che hanno portato i “secchi d’acqua al mare di questa solidarietà” ve ne è una che ha anche cambiato la sua mission per poter essere utile.
Parliamo della Fondazione Caterina Farassino che pur avendo sede legale e operativa a Torino, ha profonde radici legate all’Astigiano e anche nella nostra città ha deciso di dare il suo contributo.
Nata dopo la tragica scomparsa della figlia dello chansonnier
La Fondazione è nata il 10 maggio del 2006 nella tristissima occasione della scomparsa prematura di Caterina, figlia del grandissimo Gipo Farassino, chansonnier piemontese. Fotografa per professione e volontaria per missione, Caterina si era sempre occupata di quella parte di infanzia che non aveva le opportunità degli altri. Alla sua tragica morte per incidente, la sua famiglia ha deciso di continuare la sua opera raccogliendo fondi ed organizzando eventi. In prima linea il padre, Gipo, che ha lavorato alla fondazione dalla sua casa di Agliano Terme, dove ha passato con la moglie gli ultimi dieci anni della sua vita. Una casa che è ancora di proprietà della figlia Valentina, presidente della Fondazione dopo il decesso anche dei suoi genitori.
Un appello dal nostro ospedale
«Quando mio padre ha avuto bisogno dell’ospedale di Asti – ricorda Valentina Farassino – abbiamo trovato grande competenza ed umanità, così non ci siamo tirati indietro quando nei giorni scorsi ci è arrivato un appello da parte dei medici del Cardinal Massaia impegnati nella lotta al Covid».
La Fondazione Caterina Farassino all’inizio dell’emergenza coronavirus aveva deliberato di fare uno “strappo” alla regola e di raccogliere fondi, solo per questo periodo, per sostenere gli ospedali Covid.
Già raccolti e donati quasi 50 mila euro
«Nel nostro piccolo, al 27 aprile, avevamo raccolto e consegnato agli ospedali attrezzature e dispositivi di protezione per poco meno di 50 mila euro – prosegue Valentina – ma non è ancora finita e continuiamo a chiedere alle persone di aiutarci. Sappiamo che è un aiuto estenuante quello che anche i cittadini di buona volontà stanno facendo con le donazioni, ma è estremamente importante l’aiuto di tutti in questo momento. Noi, come Fondazione, non diamo contributi in denaro, ma tutto quanto viene raccolto lo usiamo per acquistare direttamente ciò che gli ospedali ci indicano come necessario così tutte le persone che ci versano le offerte sono sicure che sono andate a buon fine».
Il progetto si chiama Respira Torino, ma sta aiutando già, oltre a quattro ospedali del capoluogo, anche quello di Rivoli, di Chieri e oggi il Cardinal Massaia di Asti.
Raccolta fondi ancora in atto
E’ già stata fatta una prima consegna di tute in tyvek e visori a disposizione di medici ed infermieri, ma la Fondazione è impegnata a raccogliere fondi per un’ulteriore e più consistente fornitura di questi dispositivi anticontagio.
Con un’aggiunta che arriva da una richiesta specifica del personale sanitario.
Bisogna proteggere la testa di medici ed infermieri
«Ci hanno fatto sapere che avrebbero avuto bisogno anche di cuffiette di cotone leggerissimo da calzare in testa per riparare capelli e cuoio capelluto dai danni provocati dalle tute anticontagio complete di cappuccio indossate per tante ore di seguito» dice ancora Valentina.
Sette “cucitrici” improvvisate al lavoro
Ha girato la richiesta alle volontarie della Fondazione ottenendo subito una risposta: una ha disegnato un cartamodello, lo ha inviato via mail ad un gruppo di sette “cucitrici” le quali se lo sono stampato a casa e hanno dato il via alla produzione di cuffiette “fai-da-te” per riparare la testa di chi non si sta risparmiando nelle corsie di un ospedale.
Ricavate da lenzuola, tovaglie, grembiuli, pareo da mare
E con i negozi di stoffe chiusi e i mercati aperti solo per i generi alimentari, le cuffiette sono nate dal più spinto riciclo casalingo che si potesse immaginare: lenzuola, federe, tovaglie, grembiuli di cucina, vecchi camici, grembiuli dell’asilo tagliati e ricuciti per una collezione colorata ed eterogenea ma estremamente utile. Una delle volontarie ha sacrificato tutti i pareo per il mare che aveva in casa per trasformarli in un piccolo capo di abbigliamento che avrebbe dato sollievo a medici ed infermieri.
Per mascherine, tute e visori, invece, serve denaro per poter pagare le forniture e Valentina Farassino chiede ancora un po’ di sforzo alle persone di buona volontà.
Come aiutare la fondazione per gli acquisti dei DPI
Tre i canali attraverso i quali aiutare la Fondazione.
Il primo è quello della piattaforma https://www.gofundme.com/f/respira-torino mentre il secondo è quello tradizionale del versamento su conto corrente bancario all’Iban che corrisponde alla Fondazione Caterina Farassino IT43P0608501000000000020300 Causale Respira Asti.
Il terzo è un po’ più originale e consente anche di autogratificarsi per il bel gesto; è possibile infatti acquistare una confezione di 6 ottimi vini di Langa prodotti dall’azienda agricola Tintero che devolverà il ricavato alla Fondazione. Questo il link con tutte le info https://fondazionecaterina.company.site.
E chi volesse seguire gli aggiornamenti del grande sforzo di raccolta fondi della Fondazione, lo può fare seguendo la sua pagina Facebook.