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La storia del partigiano Mario Alberti

L’uomo è mancato lo scorso 30 ottobre all’età di 97 anni. Nei suoi ultimi anni ha realizzato un manoscritto per raccontare la sua lotta di libertà e di coraggio

Quando muore un partigiano con lui se ne va un pezzo della nostra storia. Occhi che hanno visto l’orrore della guerra e braccia che hanno combattuto per la nostra libertà. A pochi giorni dalla ricorrenza del 27 gennaio (Giorno della Memoria in ricordo delle Vittime dell’Olocausto), abbiamo deciso di onorare il ricordo di Mario Alberti, figlio della nostra terra che ha sacrificato la sua giovinezza per combattere contro l’occupazione nazifascista.

Alberti è mancato lo scorso 30 ottobre in Francia, all’età di 97 anni, dove si era trasferito da quando era andato in pensione. Viveva sulla promenade di Marsiglia ma continuò fino in ultimo a trascorrere le vacanze estive nella sua casa di Calliano dove godeva di immensa stima da parte di tutti. Nei suoi ultimi anni ha realizzato un manoscritto, di quasi 90 pagine, chè è stato consegnato all’Israt di Asti (Istituto per la Storia della Resistenza e nella Società Contemporanea in Provincia di Asti) e al Centro Studi “Beppe Fenoglio” di Alba. Anche il giornalista Gad Lerner, a settembre 2020, dopo aver preso visione del manoscritto di Alberti, lo raggiunse nell’abitazione francese per una video intervista, felicemente realizzata, da inserire nel memoriale della Resistenza.

Mario Alberti è nato a Calliano nel 1925 da padre trentino e madre callianese, compagno alle scuole elementari dell’indimenticabile Marisa Ombra anche lei partigiana. Chiamato alle armi nel 1943, con altri tre compagni di leva di Calliano, disertò la chiamata e raggiunse Giaveno per fare gruppo con i partigiani del luogo. II periodo invernale in montagna fu particolarmente difficoltoso per l’intenso freddo, la scarsa organizzazione, le poche armi e viveri. Tutto ciò portò alla decisione di rientrare a Calliano, con molte difficoltà, percorrendo molti tratti a piedi e di notte, ma ricevendo sempre ristoro dalla gente di campagna.

A Calliano nel frattempo per iniziativa di Emilio Colombo, in accordo con il CLN era sorto il primo gruppo di “ribelli” che accolse con entusiasmo Alberti. II gruppo, guidato da Colombo, nell’agosto del 1944 aderì alla Brigata Matteotti (IX Brigata). Le azioni compiute furono diverse e sempre con la partecipazione di Alberti; tra queste vale la pena ricordare il trafugamento di armi ai repubblichini avvenuto a Penango su indicazione del locale partigiano Primo Maioglio (che diventerà, negli anni a seguire, direttore de La Nuova Provincia) e la presa del Presidio Repubblicano di Rocchetta Tanaro nel febbraio del ’45. Senza dimenticare il lavoro di coordinamento svolto per i diversi lanci degli alleati nelle nostre valli sempre con il messaggio in codice “Caterina ha i capelli biondi”.

Il 24 aprile 1945 si trova a Torino per liberare la tristemente nota Caserma di via Asti, luogo di detenzione, tortura ed esecuzione di prigionieri politici, dissidenti (spesso innocenti) e antifascisti. Infine il ritomo a Calliano alla guida di un carro armato posizionato davanti al monumento dei caduti a festeggiare il 1° maggio 1945.

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