Mentre a Torino tiene banco la notizia della neomamma licenziata al suo rientro dalla seconda maternità, ad Asti una giovane futura mamma non è stata neppure assunta a causa della sua gravidanza.
La storia la racconta direttamente lei, che chiameremo con il nome di fantasia di Anna.
Anna è molto giovane, sotto i 25 anni e da qualche tempo stava cercando un figlio con il suo compagno con il quale convive.
Nel frattempo, con una formazione professionale alberghiera alle spalle, ha cercato lavoro in questo settore.
Prima qualche impiego saltuario cui non si è mai sottratta e poi l’occasione che aspettava: barista in una nota caffetteria-pasticceria della città, con un contratto di 5 ore giornaliere cui aggiungere due giornate intere. Questo con regolare contratto annuale da settembre a giugno.
Anna si è presentata e ha cominciato il suo periodo di prova: «Sono bastati pochi giorni perché io capissi che quello era il mio posto di lavoro ideale e ho ricevuto molti apprezzamenti sia dalle colleghe che dal datore di lavoro. Premetto che tutti sono sempre stati molto gentili con me al lavoro e io mi trovavo benissimo in quel locale» racconta lei stessa.
Proprio mentre era in prova, Anna scopre di essere incinta. Grande la felicità sua e del suo compagno e il giorno seguente, visto il rapporto improntato alla lealtà e all’onestà che si era instaurato con il datore di lavoro il quale le aveva già prospettato l’assunzione, decide di informarlo della gravidanza.
«Subito mi ha chiesto se il mio compagno lavora e quando gli ho risposto di sì lui ha preso tempo, chiedendo di poter parlare con la consulente di lavoro alla quale si appoggiava per tutte le questioni riguardanti le dipendenti. Ma mi aveva assicurato che avrebbe trovato il modo di assumermi. Tanto il contratto di apprendistato sarebbe durato esattamente fino a giugno, quando poi sarei dovuta andare in maternità. E poi sarei tornata a lavorare ai tre mesi del mio bambino o bambina».
Al secondo colloquio per parlare di assunzione, secondo il racconto di Anna, il datore di lavoro ha cambiato approccio: «Mi ha detto di aver parlato con la consulente che gli ha messo davanti un sacco di cause di lavoro che stava seguendo proprio per dipendenti in maternità: da infortuni durante i primi mesi di gravidanza alla maternità anticipata per rischi legati alla gestazione. Lui mi è sembrato davvero spaventato – ricorda ancora Anna – e una settimana fa mi ha detto chiaramente di non volermi tenere perché è troppo rischioso far lavorare una donna incinta e perchè non vuole rischiare di dover pagare me a casa e una che mi sostituisca dietro al bancone. Mi ha ribadito i complimenti per come ho lavorato nel periodo di prova, per come tratto i clienti, per come lavoro con i colleghi ma la gravidanza gli impedisce di assumermi».
Grande l’amarezza per Anna, che vive in città, non distante dalla caffetteria-pasticceria e che può contare su una rete familiare che già le ha assicurato aiuto con il piccolo o la piccola appena finito il periodo di maternità. «E poi parlano tanto di tutela delle donne e della maternità e si lamentano che in Italia le coppie non fanno più figli. Ecco cosa succede a una donna come me che sceglie di mettere su famiglia».