Di certo non è passata inosservata, nonostante la settimana del Festival di Sanremo, la puntata della trasmissione di Retequattro “Dritto e rovescio”, condotta dal giornalista Paolo Del Debbio, che ha avuto ospite in studio un cittadino di Asti, rom, il quale ha raccontato di essere stato per 21 anni accompagnatore scolastico sui bus, per conto del Comune, e di essere stato pagato in nero con bonifici sul conto corrente.
Una storia che è diventata virale, soprattutto sui gruppi WhatsApp di molti astigiani che hanno ricevuto il filmato disponibile on line sul sito di Mediaset, intitolato “Non togliete il reddito a noi rom”.
La denuncia di Fadil Seferovic ha destato l’interesse dei cittadini che, condividendo il video da un gruppo all’altro, non hanno lesinato critiche più o meno dirette all’amministrazione comunale.
In realtà perfino ai padroni di casa della trasmissione e ad alcuni ospiti è sembrato piuttosto bizzarro che il Comune di Asti abbia potuto pagare in nero, per anni, un rom per fare l’accompagnatore scolastico.
La storia di Seferovic è vera quando dice di essere stato accompagnatore scolastico, ma sembra che si sia trattato di un lavoro sul bus dedicato ai rom, che porta i bambini dal campo di via Guerra alla scuola, e che avrebbe smesso di svolgere nel 2019.
Ma la viralità del “caso” è stata talmente alta che anche in Consiglio comunale se ne riparlerà dal momento che il consigliere di minoranza Massimo Cerruti (Movimento 5 Stelle) ha presentato un’interpellanza al sindaco ricordando che a causa delle parole di Seferovic «il nome di Asti ed il Comune di Asti stesso sono stati derisi e canzonati fra gli altri anche dagli spettatori presenti in una trasmissione pubblica di rilievo nazionale» e che «le affermazioni che tutti i telespettatori d’Italia hanno ascoltato sono molto gravi e, vere o false che siano, gettano pesanti ombre sulla gestione amministrativa e sull’immagine a livello nazionale del Comune di Asti anche con risvolti inerenti a lavoro in nero e danni erariali».
Da qui la richiesta al sindaco e alla giunta per sapere se la storia raccontata sia vera, per conoscere i dettagli dell’eventuale rapporto di lavoro intercorso tra Comune e l’accompagnatore scolastico, ma anche per sapere «in quale modo l’amministrazione intende chiarire la vicenda, anche a livello pubblico e televisivo al fine di tutelare il nome di Asti e del Comune di Asti da pesanti accuse che, fondate o meno, ledono l’immagine ed il buon nome della città».
[nella foto un momento della trasmissione tv]