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Cronaca
Guardia di Finanza

Maxi truffa sui bonus edilizi: ecco chi sono gli arrestati astigiani

Diffusi i nomi di commercialista, consulente ed impresari edili coinvolti nell’operazione “Capisci ammè” della Guardia di Finanza di Asti

Sono Dashnor Lushnjari di 49 anni e Eduard Sinani di 51 i due astigiani arrestati questa mattina nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza dall’evocativo nome “Capisci ammè” che ha avuto risonanza nazionale in quanto è stato possibile “congelare” cessioni di credito per i vari bonus edilizi per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro.

Questi i nomi degli altri arrestati: Enrico Maria Giuffrida, residente a Mondragone, Roberti Arapi residente a Santorso di Vicenza, (entrambi in carcere) Piero Fabbri e Giovanni Margilio arrestati a Trento, Ciro Ioviero residente a Mondagone, Vincenzo Polverino e Salvaore Brusco residenti a Napoli e Simone Tangocci residente a Castiglione dei Pepoli, provincia di Bologna: questi ultimi tutti ai domiciliari.

Coinvolte quasi tutte le regioni italiane, dieci arresti, 73 perquisizioni, 150 finanzieri impiegati.

Al centro, come spiegato dal comandante della Guardia di Finanza di Asti, colonnello Garaglio alla presenza del procuratore della Repubblica Biagio Mazzeo e del sostituto procuratore Fiz titolare dell’indagine, vi è un noto professionista napoletano, un commercialista, che gestiva gli inserimenti nella piattaforma digitale dell’Agenzia delle Entrate di centinaia di cantieri sparsi in tutta Italia beneficiari dei bonus e dunque delle conseguenti cessioni di credito agli istituto bancari o Poste Italiane o ai soggetti che li rilevavano.

Cantieri per manutenzione delle facciate, per il “110%”, per ristrutturazioni ordinarie, per ecobonus e anche per il sisma bonus. Pratiche che consentivano di aprire un “cassetto fiscale” a nome di committenti che, ad una attenta analisi dei finanzieri, risultavano del tutto improbabili. Si trattava infatti di prestanome, nullatenenti e in molti casi anche senza fissa dimora.

Perchè, come ipotizza la Procura sulla base di solide risultanze di indagine, quei cantieri in realtà non esistevano e tutta la pratica istruita per la cessione del credito si fondava esclusivamente sulla “carta” e non su reali lavori edili.

In molti casi è emerso che le particelle indicate per localizzare gli immobili erano inesistenti, come inesistenti erano gli immobili stessi. E in quasi 400 controlli è emerso che non esistevano neppure i Comuni nei quali era indicata l’ubicazione degli immobili in quanto soppressi, fusi con altri o,  come nel caso di quello di Aidussina, è dal 1947 che è stato assegnato alla Slovenia.

A carico degli arrestati i reati di associazione a delinquere, truffa nei confronti di enti pubblici, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.

All’apice dell’organizzazione, insieme al commercialista napoletano, un consulente di origine albanese con studio a Schio, in provincia di Vicenza; sarebbe colui che, attraverso la comunità albanese, contattava impresari edili per la truffa.

L’indagine nasce da Asti perchè è dall’impresa edile astigiana che sono gemmate anomalie agli occhi degli esperti del Nucleo Speciale Entrate della Guardia di Finanza di Roma che monitora costantemente la spesa pubblica. Da una prima truffa del valore di circa 2 milioni e 300 mila euro, i finanzieri sono risaliti all’organizzazione ramificata in tutta Italia.

Il decreto di sequestro per il miliardo e mezzo di euro è quello che ha consentito di bloccare i “cassetti fiscali” dei committenti prestanome in modo da bloccarne la cessione del credito e, di conseguenza, l’incasso e la spendita. Qualcosa, in realtà, era già stato monetizzato e le indagini delle Fiamme Gialle hanno portato a seguire il flusso fuori dall’Italia, anche verso conti svizzeri.

(Nella foto di copertina la distribuzione delle cessioni di credito a seconda dei bonus individuati nelle indagini sulla maxi truffa)

 

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