Sono incappati in un processo decisamente movimentato e interessante gli studenti della quarta e quinta liceo economico-sociale dell’Istituto Monti che la scorsa settimana erano presenti in aula per assistere direttamente ad un’udienza nell’ambito degli incontri organizzati da Ordine degli Avvocati e Camera Penale di Asti nelle scuole.
Imputato e parte civile sono entrambi di San Damiano e sono difesi, rispettivamente, dagli avvocati Trapani e Marchetto.
Gli studenti hanno toccato con mano il difficile lavoro dei giudici che, in questo caso, si sono trovati di fronte due racconti diametralmente opposti degli stessi fatti.
La parte civile ha raccontato di essere stato aggredito dall’imputato con il quale aveva stretto un’amicizia occasionale. Ha riferito di averlo aiutato per un periodo durante il quale l’uomo, senza lavoro e allontanato dalla madre in seguito a maltrattamenti, era senza casa. Ha detto di averlo ospitato di tanto in tanto, di avergli offerto qualche pasto, di avergli lavato i vestiti e lasciato farsi la doccia a casa sua.
Passando poi a raccontare quanto accaduto nel luglio scorso. «Era diventato assillante e pretendeva di comportarsi come fosse a casa sua così ho bloccato il suo numero perchè non volevo più saperne di lui. Mi ha intercettato per San Damiano, mi ha speronato e bocciato l’auto fino a che non sono fuggito davanti alla caserma dei carabinieri. Poi sono tornato a casa e lui ha scavalcato la recinzione, ha infranto la porta di ingresso e, con una bottiglia rotta in mano mi ha aggredito lanciandomi un cacciavite che mi ha sfondato la guancia e rotto alcuni denti. Sono riuscito a scappare nella casa davanti ma lui ha tentato di investirmi mentre il cancello si richiudeva».
Di tutt’altro tono la versione dell’imputato: «Vivevo lì perchè avevamo una relazione intima ma lui non voleva ufficializzarla per timore dei pregiudizi. Quel giorno ero arrabbiato con lui perchè l’avevo visto con un altro uomo ma è stato lui a speronarmi. Sono andato a casa sua perchè lì vivevo e avevo le mie cose e ho scavalcato solo perchè non avevo le chiavi. Una volta in casa è lui che mi ha piantato per primo un cacciavite nel braccio e io mi sono difeso. Poi sono fuggito in auto per andare a farmi curare in un ospedale visto che perdevo molto sangue. Non volevo investirlo, solo non riuscivo a fare bene manovra».
L’imputato era stato poi arrestato poco dopo alla barriera autostradale di Santena. «Mi stavo dirigendo al Cto» ha detto. All’originaria accusa di rapina (prima di andarsene l’imputato aveva preso chiavi e portafoglio dell’amico), il pm Ghibaudo, alla luce delle testimonianze, gli ha aggiunto anche quelle di lesioni e di stalking visto che, nei giorni immediatamente precedenti al processo ha ripreso a cercare la parte civile arrivando ad inviargli 40 mail in un giorno.
Terminata l’udienza il presidente Alberto Giannone si è intrattenuto con i ragazzi per rispondere alle loro domande circa il ruolo del giudice e i tecnicismi processuali.