Si è svolto stamattina il momento più significativo del pellegrinaggio a Roma organizzato dalla Diocesi, organizzato per ringraziare il Santo Padre dell’attenzione dedicata alla città in occasione della visita ad Asti, Portacomaro e Tigliole, svoltasi gli scorsi 19 e 20 novembre, che aveva compreso momenti privati (gli incontri con i parenti) e pubblici, come il percorso per le vie della città con la papamobile e la messa in Cattedrale.
Alle 12, infatti, gli oltre 400 partecipanti al pellegrinaggio hanno preso parte all’udienza privata con il Pontefice nel Palazzo Apostolico. Per l’occasione, il sindaco Maurizio Rasero ha consegnato a Papa Francesco, dallo scorso novembre cittadino onorario di Asti, l’onorificenza dell’Ordine di San Secondo, conferitagli martedì in occasione del Santo Patrono. Il primo cittadino gli ha quindi donato la tradizionale pergamena e la spilletta dell’Ordine. “Ogni incontro con il Santo Padre – ha dichiarato il primo cittadino – regala forti emozioni e lascia grandi spunti di riflessione personali”.
Altro dono consegnato al Pontefice, la prima copia del documentario realizzato dal videomaker astigiano Alessio Mattia, intitolato “A brasa aduerte – L’incontro tanto atteso”, che traccia un racconto per immagini e testimonianze inedite sulla visita del Pontefice ad Asti.
Le parole del vescovo
Di seguito il saluto a Papa Francesco da parte del vescovo Marco Prastaro.
“Santo Padre carissimo,
nel ricordo gioioso dei giorni passati insieme ad Asti, siamo oggi qui, nella sua casa, a ringraziarla per il tempo che ci ha dedicato e per averci mostrato quella vicinanza e quell’affetto tutto particolare che la lega ad Asti e alla nostra Diocesi.
Una delle esperienze forti che ha preceduto la sua visita è stata il tempo della preparazione. Un mese intenso e frenetico in cui tutta la città, tutte le autorità ed istituzioni si sono sentite unite ed affiatate. Abbiamo fatto un’esperienza profonda di fraternità e di collaborazione. La sua visita ci ha dato occasione per far crescere ulteriormente il senso di comunità e di unità che sempre deve caratterizzare una città.
I giorni in cui è stato con noi l’abbiamo sentita parte della nostra famiglia. La ringraziamo perché si è buttato fra le nostre braccia e ci ha permesso di esprimerle l’affetto che per Lei proviamo. Abbiamo potuto condividere il dolce sapore delle nostre radici.
Le sue parole durante la celebrazione eucaristica sono ancora vive e presenti nel nostro cammino di fede.
Uno dei frutti della sua visita ad Asti è l’ambulatorio “Fratelli tutti” che presto apriremo. Sarà un luogo in cui i gli scartati, i poveri e i dimenticati potranno ricevere cure sanitarie e accedere a visite mediche specialistiche. L’ambulatorio si avvale della collaborazione di personale infermieristico, medico specialistico e altri operatori che a titolo volontario e gratuito offrono tempo e competenze per la salute dei più svantaggiati. I volontari sono persone con appartenenze religiose, culturali e politiche differenti, ma tutte accomunate dal desiderio di creare un mondo più fraterno e giusto.
Le portiamo i saluti del nostro seminarista Stefano che, a Dio piacendo, il 17 settembre sarà ordinato diacono. Le portiamo anche i saluti dei suoi familiari (Carla, Delia, Nella) che oggi non hanno potuto essere presenti.
Mentre le assicuriamo il nostro continuo e affettuoso ricordo nella preghiera le chiediamo di pregare per la nostra Chiesa e per tutta la comunità astigiana.
L’attendiamo nuovamente tra noi, a casa sua! Grazie Santo Padre, le vogliamo bene!”
Il discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio il vescovo e sono contento di accogliere il vostro pellegrinaggio, che rinnova in me i ricordi e i sentimenti della visita ad Asti, nel novembre scorso, per la festa di Cristo Re.
Quella giornata e mezza che ho passato tra voi per me è stata una consolazione, un po’ tornare alle radici. Un momento di grande calore umano – fatto con legna piemontese, che non scalda subito, ma dopo un po’ di tempo e poi dura! –. Un momento di famiglia, in senso ampio: famiglia di origine, le radici, gli incontri con i miei parenti; famiglia della Chiesa, la celebrazione nella Cattedrale, con la partecipazione di tutto il popolo di Dio; e poi famiglia della comunità civile, la collaborazione con le Autorità, la presenza della gente. Questo senso di calore umano che dicevo non è solo un’emozione, no, è calore umano astigiano, è una cosa vostra! Si è acceso in me guardando i vostri volti gioiosi, sentendo il vostro affetto, vedendo che c’è una famiglia che va avanti, che cammina sulla strada del Vangelo, con tutti i limiti e le difficoltà. E questo l’ho visto pure nelle lettere che gli astigiani mi hanno scritto, tante lettere, e alcune raccontavano dei problemi e di come si potevano risolvere. Una vicinanza molto grande. Per me anche queste lettere sono state una consolazione. Spero di aver risposto a tutte, non sono sicuro.
E allora possiamo fermarci un po’ su questa parola: famiglia. Perché è una realtà che è tanto cambiata, e sta cambiando, eppure la famiglia rimane un valore-chiave. Ma sapete quando c’è stata la vera “rivoluzione” della famiglia? Sapete chi l’ha fatta? È facile rispondere, perché le novità, quelle vere, a questo mondo le ha portate uno solo: Gesù Cristo. La vera rivoluzione della famiglia l’ha fatta Lui. E anche la famiglia, Lui, l’ha rinnovata, l’ha trasformata. In che senso? Ce lo dice un episodio del Vangelo, dove c’è una di quelle parole di Gesù che ci lasciano sconcertati, ci mettono in crisi. Lo raccontano i tre sinottici Matteo, Marco e Luca. Gesù sta predicando in mezzo ai suoi discepoli e ad altra gente e a un certo punto gli dicono: “Qui fuori ci sono tua madre e i tuoi parenti che ti cercano”. Ricordate cosa risponde Gesù? Lui gira lo sguardo su quelli che stanno lì intorno a Lui e dice: “Ecco mia madre e i miei fratelli!”. E aggiunge: “Perché chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre” (cfr Mt 12,46-50; Mc 3,31-35; Lc 8,19-21). Questa parola di Gesù, se ci pensiamo bene, genera un modo nuovo di intendere la famiglia.
Vedete? All’inizio io mi sono rivolto a voi chiamandovi “fratelli e sorelle”. Non è solo una formula, un modo di dire convenzionale. No. È una realtà, una realtà nuova generata da Gesù Cristo. E come vi dicevo, questa parola di Gesù ha radicalmente rinnovato la famiglia, per cui il legame più forte, più importante per noi cristiani non è più quello di sangue, ma è l’amore di Cristo. Il suo amore trasforma la famiglia, la libera dalle dinamiche dell’egoismo, che derivano dalla condizione umana e dal peccato, la libera e la arricchisce di un legame nuovo, ancora più forte ma libero, non dominato dagli interessi e dalle convenzioni della parentela, ma animato dalla gratitudine, dalla riconoscenza, dal servizio reciproco.
Fratelli e sorelle astigiani, ho voluto condividere questa riflessione con voi perché nella vostra terra ci sono le radici paterne della mia famiglia. Le radici sono importanti! E noi rendiamo grazie a Dio per il dono della vita e per quelli che ce l’hanno trasmessa. Ma soprattutto rendiamo grazie perché Gesù Cristo ci ha chiamato a far parte della sua famiglia, nella quale ciò che conta è fare la volontà del Padre che è nei cieli. E questa nuova famiglia di Gesù, mentre dà un senso nuovo alle relazioni familiari – tra i coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli –, nello stesso tempo fa “lievitare” anche la vita della comunità ecclesiale e di quella civile. Ad esempio, fa crescere la gratuità, il rispetto, l’accoglienza, e altri valori umani.
E qui ritrovo il senso dell’espressione “Fratelli tutti”, che avete scelto come nome per il nuovo Ambulatorio destinato alle persone più svantaggiate. “Fratelli tutti” vuol dire che lì, in quell’ambiente, la famiglia la formeranno le persone che saranno curate insieme ai medici, agli infermieri e a tutti gli altri volontari che lavoreranno. Una famiglia per questo lavoro di curare i malati.
E così nella città, nei paesi, nelle parrocchie, la parola “fraternità” non è solo un bel modo di dire, un ideale per sognatori, ma ha un fondamento, Gesù Cristo, che ci ha resi tutti fratelli e sorelle, e ha una strada, il Vangelo, cioè la via per camminare nell’amore, nel servizio, nel perdono, nel portare i pesi gli uni degli altri.
Ecco, carissimi, uno spunto di riflessione che condivido con voi ripensando all’esperienza vissuta ad Asti. Vi ringrazio tanto di essere venuti; portate il mio saluto a quelli che non sono potuti venire.
E adesso vi invito a pregare insieme il “Padre nostro”, e poi vi do la benedizione, a voi e a tutta la comunità diocesana. E mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me! Grazie.
Nella fotogallery (ad eccezione della foto con gli amministratori comunali di Asti), gli scatti di Alessandro Sardo
Dicastero per la Comunicazione
Direzione Tecnologica – Divisione Produzione Fotografica della Città del Vaticano