“Strumenti” di lavoro
Per una sera, dopo oltre una settimana di inattività, gli strumenti di lavoro dei baristi e dei ristoratori sono tornati a suonare. Sul selciato di piazza San Secondo, davanti al Municipio, nel flash mob partito dai giovani imprenditori del settore che, con meno di trent’anni hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo e oggi non hanno alcun tipo di paracadute nella crisi dovuta alle chiusure per pandemia.
Idea partita dagli imprenditori Under 30
Hanno l’entusiasmo giovanile di non arrendersi e di farsi contare dalla città: questo lo scopo della manifestazione pacifica che si è tenuta, con la piazza gremita soprattutto di ragazzi che hanno fatto rumore con vassoi, shaker, pentole, bicchieri, lattine, palloni. Sono titolari, camerieri, cameriere, chef, bartender insieme alle palestre e ai loro dipendenti, a mostrare le categorie oggi più sofferenti dal punto di vista economico. Eppure non chiedono la riapertura dei loro locali (molti di loro avevano solo l’apertura serale-notturna).
«Non chiediamo la riapertura, ma un salvagente per non affondare»
«Molti di noi il Covid se lo sono pure preso, quindi non siamo degli irresponsabili – dice Sebastiano Galante, uno dei promotori insieme della manifestazione insieme a Marco Gallo – ma chiediamo fin d’ora che lo Stato ci aiuti a far sopravvivere le nostre piccole aziende fino alla riapertura. Molti di noi non hanno ricevuto nemmeno i minimi ristori della prima chiusura, i nostri dipendenti aspettano ancora la prima cassa integrazione e siamo di nuovo chiusi». E’ stata letta una lettera indirizzata al Governo, dove è chiaro l’appello a studiare iniziative di vero sostegno economico per non far morire i tanti locali pubblici e palestre che tengono viva la città. «Se non ho più il diritto al lavoro non devo avere neppure più il dovere di pagare le tasse», hanno detto.
d.p.
(Foto Billi)