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Attualità

Asti, il diabete non ferma Giorgia che continua a scalare montagne

La ragazza, 17 anni, racconta come fare a non lasciarsi condizionare la vita dalla malattia. E’ una promessa dell’arrampicata sportiva

Ha 17 anni e da 6 è diabetica

«Io non voglio vivere la mia vita intorno alla terapia, voglio fare la terapia per vivere la vita come piace a me»: quanta saggezza in una ragazza di 17 anni che da 6 convive con il diabete di tipo 1, il più grave nella “scala” di valutazione di questa malattia.
Lei è Giorgia Cavalli, ed è figlia di un vigile del fuoco di Asti che, insieme alla moglie, le ha insegnato il coraggio di affrontare la vita anche facendo i conti con una patologia particolarmente seria. Frequenta la quarta liceo scientifico ad indirizzo sportivo ed è una bella promessa nell’arrampicata sportiva. Tesserata al Cus di Torino negli Under 20, partecipa regolarmente (quando il Covid lo permette) ai campionati macroregionali che danno accesso alle finali sulle splendide montagne del Trentino.

Un esempio di grinta nella Giornata Mondiale del Diabete

Oggi, sabato, è la Giornata Mondiale del Diabete e Giorgia ha superato la sua riservatezza per lanciare alcuni messaggi molto importanti a chi, come lei, si trova improvvisamente a dover fare i conti con il rischio di svenire improvvisamente e di vivere da insulinodipendente. Due apparecchi fissi sul suo corpo le regolano la salute: un microinfusore di insulina che ogni ora le inietta automaticamente l’insulina e un sensore che previene le crisi e modula il dosaggio.
«Mi hanno diagnosticato il diabete quando avevo 11 anni – racconta Giorgia – e all’inizio è stata davvero dura. Per me, che ero ancora una bambina e non capivo e per i miei genitori che improvvisamente hanno dovuto imparare tutto su questa malattia».

«Non mi faccio stravolgere la vita dalla malattia»

Anno dopo anno, Giorgia, la sua famiglia e i suoi amici hanno preso “confidenza” con questa malattia e hanno fatto in modo che non le stravolgesse la vita.
«Ho imparato a conoscermi molto bene e a intercettare ogni segnale che il mio corpo mi manda – racconta la ragazza – ho un grande controllo del mio corpo e in questo mi ha sicuramente aiutata la disciplina imposta dall’arrampicata dove ogni movimento di gambe, braccia e mani, in parete, deve essere ragionato. Questo sport e il grande amore per la montagna, ereditato dai miei genitori, mi hanno aiutato moltissimo nell’affrontare la malattia».

In parete con la bustina di zucchero

«Quando faccio una via lunga devo portarmi dietro lo zucchero e devo fare delle soste per riprendere le forze e non rischiare di andare in ipoglicemia – dice Giorgia – mi fa un po’ di rabbia perché rimango indietro rispetto agli altri, ma è un piccolo sacrificio da pagare per continuare a praticare questo sport che adoro. Qualche volta, più raramente, vado in iperglicemia e i muscoli si induriscono e non riesco a controllare più bene le prese ma questo non mi ha mai fermato».
Giorgia ha imparato così bene a cogliere i segnali che il suo corpo le manda che si fida di più delle sue sensazioni che dei sensori applicati 24 ore su 24. «Sono macchine, seppur sofisticate, e possono rompersi, mentre la mia sensibilità non si rompe mai».

Cosa diresti ad un  bambino che ha appena scoperto di essere diabetico?

«Di non spaventarsi perché vede che gli altri fanno tutto facilmente e lui invece incontra delle difficoltà. Perché, “prendendo un po’ le misure” riuscirà anche lui a fare tutto. Non deve chiudersi nella sua bolla, deve fare quante più esperienze gli sono possibili e deve accettare la malattia senza farsi condizionare».
Giorgia partecipa anche ad alcuni gruppi di confronto che l’ospedale Regina Margherita organizza per malati della stessa età. «Lì vedo tanti ragazzi che si lasciano andare, qualche volta anche a causa della troppa apprensione dei genitori che li trattano come se fossero delle persone di vetro, pronte a rompersi in qualunque momento. Io non sono così. Sono malata ma ho toccato con mano che posso fare la stessa vita dei miei amici facendo un po’ di attenzione». Unico rimpianto, quello di non poter fare il Vigile del Fuoco come il papà.
Eccola lì, 17 anni, grinta da vendere e un esempio per tutti i ragazzi che come lei soffrono di diabete.

Daniela Peira

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