Una storia di solidarietà
E’ una storia artigiana fatta di disperazione, di solidarietà e di rinascita.
E’ quella di Astinfissi, la snc formata da tre soci che, da operai, dieci anni fa hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo e hanno fondato la società da zero, costruendo tutto solo sul lavoro e sulla reputazione.
Una storia di sana attività artigianale che, come sottolinea uno dei soci, Damiano Di Marco, non aveva debiti con nessuno, nemmeno con le banche. La forza lavoro era formata dai tre soci e da due dipendenti esperti.
Tutto bene fino a quel maledetto 6 aprile di quest’anno, quando, a causa di un incendio al capannone vicino al loro, in Valrilate, tutto è andato distrutto.
«Quando sono arrivato avvertito da alcuni vicini – racconta Di Marco – il nostro capannone era ancora in piedi e integro. Ho chiesto di poter portare fuori almeno il furgone, il camion e la piattaforma nuova che erano ricoverati dentro, ma i Vigili del Fuoco non mi hanno lasciato entrare, era troppo pericoloso. In quel momento credevo che il nostro capannone si sarebbe salvato dall’incendio, invece mi sbagliavo. In pochissimo tempo il calore si è propagato e ha cominciato ad incendiare il magazzino con il materiale grezzo e i serramenti già finiti e da lì tutto il resto: macchinari, mezzi, ufficio. In poche ore è andato tutto in fumo, non abbiamo salvato neppure un cacciavite».

Dopo ore di lavoro dei Vigili del fuoco l’incendio è stato domato e anche l’alta colonna di fumo che si vedeva da tutta la città è sparita lasciando trasparire la dimensione del disastro.
«Abbiamo calcolato un milione di euro di danni, fra macchinari, magazzino e i tanti serramenti che avevamo preparato pronti per la consegna». Sito sequestrato e società in ginocchio.
Ma è qui che è arrivata la parte migliore della città.
«Già quel giorno lì abbiamo ricevuto centinaia di telefonate di persone preoccupate per noi e tutti si sono offerti di aiutarci. Un nostro fornitore ci ha messo a disposizione un suo capannone in comodato d’uso gratuito per un anno, alcuni amici imprenditori hanno assunto i nostri due dipendenti per non lasciarli senza lavoro, i nostri meravigliosi clienti ci hanno confermato la fiducia e hanno accettato il ritardo con il quale abbiamo rifatto tutto il lavoro andando a riprendere le misure, riordinando il materiale e ricostruendo tutto con i primi macchinari che abbiamo ricomprato con i nostri risparmi».
Sono stati mesi durissimi, in cui i tre soci hanno provato a ripartire con le loro sole forze e senza voler lasciare cose da pagare in giro, perchè si rendevano conto che anche i loro fornitori erano in ginocchio per il Covid.
Gli ordinativi hanno ricominciato ad arrivare e allora, di poche settimane fa, la decisione di rimettere tutto in piedi in quel capannone di corso Ivrea dove l’amico fornitore ha consentito loro di ripartire.
Per allacciare i nuovi macchinari ordinati per l’officina della società era necessario un progetto di impianto elettrico industriale e lì hanno trovato l’ultima sponda di una rete che, con gesti di grande solidarietà, hanno consentito all’azienda di rimettersi in piedi.
Per il progetto si sono rivolti allo Studio Tecnico Proietto che, conosciuta la loro travagliata storia, ha deciso di donare il suo lavoro di progettazione.
«Quando vedi un imprenditore con le lacrime agli occhi perchè ha perso tutto ma è capace e onesto – ha spiegato il dottor Antonino Proietto – non puoi fare finta di niente. Di qui la decisione di partecipare, a nostro modo, alla rinascita di Astinfissi».
E Damiano, dopo mesi di ansia, ammette di essere tornato a dormire la notte.
Daniela Peira