Quando si parla di contrastare il degrado, di indicare le colpe, ma anche identificare chi dovrebbe intervenire per risolvere i problemi, non si può fare a meno di leggere il “Regolamento di Polizia Urbana” che è anche il faro guida dei nuovi volontari contro il degrado messi in campo dal Comune di Asti e presentati alcuni giorni fa.
Per quanto riguarda le erbacce infestanti sui marciapiedi che interessano ogni quartiere e molti parchi della città, è l’articolo 32 del Regolamento, “Cura degli edifici”, che spiega chi dovrebbe intervenire e come: “I proprietari dei fabbricati hanno l’obbligo di provvedere all’estirpamento dell’erba lungo tutto il fronte delle proprie case lungo i relativi muri di cinta, fino alla linea esterna del marciapiede o per lo spazio di almeno un metro dal filo del muro, dove non esistano i marciapiedi stessi”.
Quindi l’erbaccia sui marciapiedi, davanti ai condomini e alle case, dovrebbe essere rimossa dai privati, soprattutto quella che spunta direttamente dagli edifici. Ma poiché il marciapiede, secondo il Codice della Strada (Titolo 1, art. 3), è “parte della strada, esterna alla carreggiata, rialzata o altrimenti delimitata e protetta, destinata ai pedoni” ne deriverebbe che la manutenzione dello stesso sia di competenza esclusiva del proprietario del manufatto, in questo caso il Comune. L’art. 32 del Regolamento sembra essere stato scritto quantomeno in maniera dubbia, ma il Codice della Strada è una fonte superiore e più vincolante del Regolamento comunale.
Lo stesso articolo 32 vieta “di apporre o disegnare sui muri esterni, sulle porte e sui marciapiedi, scritti, segni o figure, come pure insudiciare, macchiare, tingere con colori, con matita, con carbone o altre materia, i muri delle case, le porte esterne, i monumenti ed i manufatti pubblici”. Nel caso, l’autorità comunale “provvederà alla relativa immediata cancellazione a spese del contravventore e, ove quest’ultimo rimanga sconosciuto, per quanto concerne i muri esterni, le spese saranno a carico dei rispettivi proprietari”.
Qui nasce l’altro problema, quello che riguarda i graffiti, disegni, scritte che ricoprono molti edifici di proprietà dello stesso Ente comunale. Anche per il Comune vale l’articolo 32 del Regolamento di Polizia Urbana? La domanda se la fanno i cittadini che vedono il degrado, sovente, proprio “in casa del Comune”.
In definitiva se il Regolamento venisse applicato alla lettera, la città sarebbe uno specchio. Ma, poiché ciò non avviene, una buona soluzione sarebbe una via di mezzo, che pubblico e privato operassero in concerto, senza puntare il dito l’uno contro l’altro in un continuo scaricabarile di colpe. Gli ausiliari del decoro potranno dare una mano ad accertare le criticità (in aggiunta a quelle segnalate sui social), ma poi il Comune dovrà avere soldi, uomini e mezzi per risolverle altrimenti c’è il rischio che le aspettative vengano deluse.
[foto Billi ed Ago]