Vita privata e carriera professionale
Si può riassumere in 31.553 battute di word una vita e una carriera in magistratura? Sebastiano Sorbello lo ha fatto.
Parliamo del magistrato che è stato a lungo Procuratore della Repubblica di Asti e che ha deciso di affidare le sue “memorie” di vita e di lavoro ad un libro dal titolo “A viso aperto… per la verità” con sottotitolo “Storie pubbliche e private di un magistrato coraggioso”.
Chiunque abbia conosciuto, per lavoro o per amicizia il dottor Sorbello, si rende subito conto che il libro è come lui: un fiume in piena che travolge il lettore.
E la divisione in capitoli non frena l’irruenza con la quale Sorbello restituisce la sua vita a chi vuole leggerla.
Capitoli brevi, che non sono pensati per diventare dei capisaldi storici di eventi italiani con tanto di note e rimandi a documenti e altri scritti sul tema. No, quello di Sorbello è un libro scritto come se stesse conversando con il lettore, in cui dà per scontato che il suo interlocutore sia a conoscenza dei fatti, magari anche dei retroscena, e ne discute dando la sua lettura e la sua interpretazione.
Ovviamente suffragata dalla sua esperienza personale e dalle tante informazioni raccolte nel corso della sua lunga carriera.
Il primo capitolo racconta la sua “salita” al nord, dalla città, Catania, in cui è nato 78 anni fa.
Era l’inizio della sua carriera in magistratura, con quell’incarico da giudice istruttore al tribunale di Torino dove doveva prendere servizio in un caldo agosto del 1983.
Appena arrivato fu messo sotto scorta perchè minacciato di morte
Già nelle prime pagine il suo scontro con quel mondo, quando, sceso dall’aereo, gli comunicano che da quel momento dovrà vivere sotto scorta, chiuso in una stanza della caserma Cernaia perchè erano stati intercettati dei sicari mandati ad ucciderlo.
Da quel momento in poi le sue inchieste, raggruppate in un capitolo che l’autore intitola “Il grande Inquisitore” riferendosi alle indagini sugli appalti di lavori pubblici del Comune di Torino con il coinvolgimento del Pci e del Psi che allora guidavano il capoluogo piemontese. E poi gli appalti sulla sanità piemontese, nell’ambito della quale lambì anche il processo sulla costruzione del nuovo ospedale di Asti, le inchieste sulle case popolari. Una visibilità che, scrive Sorbello, gli valse anche la proposta di candidatura a sindaco di Torino da parte di Mariotto Segni. Allo stesso turno in cui, invece, vinse Valentino Castellani.
Il capitolo astigiano
Nella primavera del 1994 inizia quello che sarà il suo lungo “periodo astigiano” a capo della Procura della nostra provincia.
Qualche mese dopo il suo arrivo la città e mezza provincia sono travolte dalla tragica alluvione e sarà proprio Sorbello ad aprire un’inchiesta contro l’allora Prefetto Palmieri per la mancata allerta.
E, sempre nell’ambito dell’alluvione sarà a sua firma un’indagine sui danni gonfiati per ottenere i rimborsi con sviluppi che sarebbero arrivati fino al Principato di Monaco.
Le altre indagini
Sorbello indagherà dentro la Cassa di Risparmio e poi metterà le mani su un giro milionario di frode fiscale, aprirà il filone che lui definisce la “sindacatopoli” astigiana passando per la soluzione di due efferati omicidi: quello dell’Isolone e quello di Lorena Veronesi.
Fra i capitoli più gustosi quello che ricorda il suo scontro con monsignor Severino Poletto, all’epoca vescovo di Asti e futuro arcivescovo di Torino e cardinale fra i “papabili” all’abdicazione di Ratzinger.
Lo scontro con il Vescovo Poletto
Tutto si consumò al funerale dell’ingegner Alessandro Sodano, fratello dell’allora Segretario di Stato ma anche imputato del processo per la costruzione del nuovo ospedale di Asti, di cui Sorbello supervisionò la genesi.
Nella sua omelia, il vescovo Poletto «attaca aspramente tutti i pm che avevano osato condurre indagini nei confronti del defunto».
Ne nacque un violento scontro, anche diplomatico, al quale Sorbello rispose con un duro comunicato alla stampa.
Critiche: ce n’è per tutti
La sua partecipazione alla Commissione di riforma del Codice Penale mai entrato in vigore, i veti per la sua carriera in seno al Csm, le sue aspre critiche nei confronti del pool milanese di Mani Pulite e critiche dispensate a destra e a manca anche a colleghi astigiani anticipano i capitoli in cui invece offre la sua lettura più vasta dei grandi temi che hanno attraversato politica e giustizia negli ultimi trent’anni.
Il tutto intrecciato con le sue vicende personali e, soprattutto, con i suoi amori di cui non ha fatto mistero, anche nel suo periodo da Procuratore della Repubblica di Asti.
Matrimoni e amori
Dal matrimonio che lui definisce “sbagliato” (tanto che la moglie aveva lasciato come ultima volontà che lui non sedesse nei primi banchi al suo funerale) alle relazioni occasionali fino all’amore maturo con la sua attuale moglie.
«Considero che soltanto le mie battaglie solitarie da giudice contro ogni forma di crimine mi avevano fatto approdare a risultati positivi. Battaglie solitarie. Nessun segno di riconoscimento da parte dello Stato. Nè me lo aspettavo. Lo Stato è sempre stato irriconoscente nei confronti di quei pochi che lo hanno servito con sincero disinteresse. Mi ero impegnato al massimo nella ricerca della verità».
L’amarezza di un uomo che riesce più a ridere
A bilancio della sua vita e della sua professione afferma: «Mi chiedo quale altro mestiere avrei avuto il piacere di fare se non avessi fatto il giudice. Non ho dubbi: o il fotografo paesaggista oppure l’archeologo per andare a scavare sottoterra».
Amarissima la conclusione del libro: «Sono disgustato dal progressivo, inarrestabile imbarbarimento dell’umanità. Mi sento circondato da brutta gente. Brutta fisicamente, brutta nei comportamenti. L’umanità è ormai completamente materializzata a causa del consumismo. La mia solitudine è la mia trincea. Niente e nessuno mi fa più ridere e raramente riesco a sorridere».
Il libro è in vendita su Amazon.
Daniela Peira