Un momento di grande raccoglimento quello che si è vissuto oggi pomeriggio all’ospedale di Asti dove è stato ricordato il dottor Francesco Bocci, il medico ginecologo deceduto improvvisamente nel novembre scorso per un incidente stradale.
In sua memoria sono state portate a compimento due importanti donazioni che andranno ad arricchire il “parco macchinari” dell’ambulatorio di Senologia del quale Bocci era responsabile al Cardinal Massaia.
Alla presenza della moglie, Gabriella Motisi, è stata scoperta una targa voluta dall’associazione “Anita e i suoi fratelli” con la quale il dottor Bocci collaborava a titolo volontaristico. La targa riporta una frase toccante: «Con la certezza che nulla finisca perchè tutto si trasforma”.
E poi le due importanti attrezzature che verranno utilizzate dai medici della Breast Unit: un ecografo portatile e il dispositivo per la ricostruzione dell’areola ai seni delle donne sottoposte ad intervento di mastectomia a seguito di patologia tumorale.
Queste due apparecchiature sono state acquistate grazie all’importante contributo dell’Astrogin, la onlus nata a ricordo di Gabriella Rizzoglio, un’altra importante componente dello staff della ginecologia astigiana guidata dal dottor Rino Barbero.
La somma necessaria alla donazione è stata raggiunta anche grazie al lascito della dottoressa Germana Bussi, recentemente scomparsa e ai proventi della raccolta fondi attivata dall’assessore comunale Riccardo Origlia in occasione del passaggio della Mille Miglia ad Asti.
«Per l’ospedale è importante avere donazioni dalla cittadinanza – ha commentato il direttore generale Francesco Arena – Ma è anche grazie alla presenza di medici e personale così amati per la loro professionalità e umanità da spingere tante persone a ricordarli con gesti, come questo, a beneficio di tutta la comunità».
Il dottor Barbero ha ricordato come le due attrezzature siano importanti per il lavoro quotidiano del reparto: l’ecografo portatile sarà utilizzato sia all’ambulatorio di Senologia che in sala parto.
Il “ricostruttore” dell’areola consentirà invece alle donne sottoposte ad asportazione del seno di poter ritrovare la loro fisicità originale e la loro femminilità.
«Ogni anno nel nostro reparto sono circa 300 gli interventi sulla mammella e quasi tutti dettati da una patologia tumorale – ha spiegato Barbero – Di questi, una cinquantina necessitano la ricostruzione con protesi che noi, primi in Piemonte, da oltre vent’anni facciamo contestualmente alla mastectomia. Alcuni tipi di intervento vanno ad interessare direttamente l’aerola e con questa apparecchiatura potremmo finalmente ricostruirla».
«In realtà – gli fa eco il dottor Ermanno Margaglia, componente della Breast Unit specializzato negli interventi ricostruttivi – si tratta di una tecnica che consente di “tatuare” l’areola sul seno ricostruito riportandolo così ad un aspetto molto vicino a quello originale».
In Piemonte, solo la Ginecologia di Asti dispone di tale apparecchiatura e pratica tale tipo di ricostruzione.