E’ probabile che la cancelleria della Corte d’Appello di Torino non se ne sia accorta, ma il giorno scelto per fissare il processo astigiano che si è tenuto ieri, venerdì 18 dicembre, rappresenta una data molto importante per il tribunale di Asti.
Esattamente un anno fa, e quando si dice esattamente si intende proprio il 18 dicembre 2019, quello stesso processo, suo malgrado, si trovava al centro di una delle vicende giudiziarie che passeranno alla storia.
A fronte di una bruttissima vicenda di violenza sessuale di cui era accusato un padre nei confronti della figlia, con la madre accusata di sapere e non aver fatto nulla per impedirla, il collegio di giudici chiamati a decidere sul reato aveva letto la sentenza prima che parlasse il difensore dell’imputato. Salvo poi strappare la sentenza subito dopo, incappando così in un altro grave errore procedurale.
Il giudice che aveva letto la sentenza era il dottor Amerio che, a seguito delle polemiche e del clima poco sereno che era seguito al fatto, aveva chiesto il trasferimento in Corte d’Appello a Torino. Anche una delle due colleghe che era in collegio con lui, la dottoressa Bertolino, sta “transitando” nel settore abbandonando il settore penale dove invece è rimasta la dottoressa Beconi, sempre ad Asti.
Su quella lettura avvenuta prima che parlasse la difesa dell’imputato era stato presentato anche un esposto da parte della Camera Penale di Torino che è già stato archiviato dal tribunale di Milano, competente per territorio. Ancora pendente, invece, il procedimento disciplinare innanzi al Csm.
Ma anche il processo in sè ha continuato a “camminare”. La sentenza, per quanto palesemente inficiata dal fatto che fosse stata decisa e letta senza l’arringa difensiva, era però formalmente valida.
E’ stata infatti cura dei due difensori di marito e moglie (avvocati Merlino e Masoero) fare ricorso in Corte d’Appello per chiederne la nullità con un ritorno indietro al primo grado.
L’udienza che si è tenuta ieri mattina a Torino in Appello ha preso atto del vizio di nullità che accompagna questa pesante sentenza e ha deciso di farla regredire al tribunale di Asti dove un nuovo collegio, formato da giudici diversi da quelli dell’anno scorso, dovranno emettere nuova sentenza.
Quella che era stata dettata un anno fa era stata di 11 anni per il padre e di 5 anni per la moglie.
A portarli a processo una denuncia della figlia che aveva raccontato come il padre, detenuto, durante i permessi premio a casa abusasse di lei. Raccontò anche di aver raccontato di queste violenze alla madre ma di non aver ottenuto alcun aiuto.
Daniela Peira