L’accusa formale è di truffa ai danni di enti pubblici e quella complicatissima di “repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche.
La sostanza è che ha provato a fare il furbo per essere sicuro di passare l’esame di teoria per il conseguimento della patente di guida.
Protagonista un cittadino pakistano che, durante l’esame scritto, aveva nascosto sotto la maglietta uno smartphone e, attraverso un buco nella maglietta stessa, ascoltava le risposte esatte al test.
Ad accorgersene sono stati i funzionari della Motorizzazione Civile che sovrintendevano all’esame i quali hanno subito avvisato la Guardia di Finanza intervenuta in pochi minuti.
In un primo tempo il ragazzo ha provato a giustificare il possesso dell’auricolare come necessario per via di una forma di sordità, poi non ha potuto fare altro che consegnare ai finanzieri tutto il “kit” messo su per passare l’esame: cellulare, biadesivo, microfono. Tutto subito sequestrato.