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Cronaca

Canelli, l’aggressione al profugo fu provocata da odio razziale: condanna a 9 mesi

Riconosciuta l’aggravante per il brutto episodio che provocò gravi fratture al volto del ragazzo richiedente asilo

Non è stato punito solo per la violenza gratuita contro uno sconosciuto, ma anche per l’aggravante dell’odio razziale che ha accompagnato l’aggressione.
Emil Todosiev, 44 anni, macedone residente a Santo Stefano Belbo ha provato a ricorrere alla Corte d’Appello di Torino per vedersi ridotta la pena o per convincere i giudici di non essere il responsabile del pestaggio, ma lì ha trovato giudici che hanno confermato in pieno la sentenza di primo grado inflitta, ad Asti, dal giudice Liuzzo: 9 mesi di reclusione oltre al risarcimento danni da definirsi in sede civile.
Vittima dell’aggressione un ragazzo africano, richiedente asilo politico seguito dalla cooperativa Crescereinsieme di Canelli.
I fatti risalgono alla fine di aprile del 2017, quando il ragazzo era da poco arrivato in Italia. Era una domenica pomeriggio quando, in bicicletta, stava andando a Cossano Belbo per incontrare un amico. Nell’attraversare Santo Stefano Belbo è passato accanto ad un’auto parcheggiata con due uomini a bordo che, appena lo videro, gli mostrarono il dito medio in segno di spregio chiamandolo “negro”. Pur non avendo mostrato alcuna reazione, la sola presenza di quel richiedente asilo ha scatenato la violenza nei due che sono scesi dall’auto, hanno raggiunto il ragazzo in bicicletta e hanno continuato ad insultarlo mettendosi davanti ed impedendogli di proseguire. Non solo: uno dei due, alto e muscoloso, gli ha sferrato due potentissimi pugni al volto provocandogli gravi fratture al naso e ad un occhio. Subito dopo, come raccontato dalla vittima del pestaggio e confermato dalle telecamere di sorveglianza, uno dei due si è allontanato e l’altro, quello che aveva sferrato i pugni, è stato prelevato da un’auto guidata da una terza persona.
Nonostante grondasse sangue dal viso e fosse visibilmente molto sofferente, il ragazzo è stato lasciato a terra e, come ebbe all’epoca modo di denunciare il suo difensore, avvocato Negro, nessuno dei passanti che aveva assistito all’aggressione lo soccorse.
Fu lui, nonostante il dolore, a chiamare una delle referenti della cooperativa che lo portò all’ospedale di Nizza. Solo qualche giorno dopo, quando ancora era ricoverato (ebbe una prognosi vicina ai 60 giorni a causa delle fratture facciali) sporse denuncia ai carabinieri di Santo Stefano che fecero le debite indagini e confrontando quanto risultante dall’analisi delle telecamere di videosorveglianza con il racconto preciso del ragazzo, arrivarono ad identificare Emil Todosiev come responsabile dell’aggressione. Anche i giudici della Corte d’Appello hanno voluto risentire il ragazzo che, a distanza di anni, ha mantenuto chiari i ricordi di quella brutta domenica pomeriggio e che, per voce dell’avvocato Negro e dell’avvocato Lavagetto, ha chiesto la conferma della condanna. Questa vicenda ha avuto anche una “coda” giudiziaria: uno dei testimoni che ha fornito un alibi al Todosiev non è stato creduto e i giudici hanno chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per falsa testimonianza.

Daniela Peira

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