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Agricoltura, adesso servesaper vendere bene
Economia

Agricoltura, adesso serve
saper vendere bene

L'annata agraria 2015 è stata davvero particolare, con troppe piogge e troppi giorni di calura, per numero sostanzialmente uguali agli altri anni, ma distribuiti in modo tale da favorire alcune

L'annata agraria 2015 è stata davvero particolare, con troppe piogge e troppi giorni di calura, per numero sostanzialmente uguali agli altri anni, ma distribuiti in modo tale da favorire alcune colture e danneggiarne altre. Le conclusioni di questa stagione così diversa dalle precedenti sono state tratte nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Coldiretti di Asti e svoltasi nel palazzo dell'Enofila.

Commentando i molti dati presentati, il vicedirettore di Coldiretti, Luigi Franco, ha così riassunto la situazione: «Il vero problema delle aziende agricole è l'invecchiamento dei conduttori, non rimpiazzati dai giovani perché i campi non offrono un reddito adeguato. Il numero degli occupati è costante, ma per la prima volta nel 2015 il numero dei dipendenti ha superato quello dei coltivatori diretti, in conseguenza della crescita delle grandi aziende. La viticoltura quest'anno ha ottenuto grandi vini, ma il problema resta la piaga della flavescenza, perchè se le vigne non rendono manca la voglia di pulire i terreni. Oggi abbiamo 13.480 ettari di vigne a DOC, ma dieci anni fa gli ettari erano 18.300: si produrranno circa 915.000 hl, ma erano 946.000 nel 2014 e non siamo più la prima provincia per produzione di vino».

Anche la zootecnia ha seri problemi, specie nella produzione del latte: c'è stato un calo ingiustificato in seguito all'allarme sulla carne rossa lanciato dall'OMS, ma la carne piemontese è la migliore del mondo e la qualità paga sempre. Vanno meglio le cose per l'allevamento caprino, mentre cala il numero di polli e maiali. Il settore con maggiori difficoltà è quello dei seminativi perché non conviene più seminare né mais, né grano: meglio variare orientandosi su farro, spelta e sulle altre farine richieste dal mercato del biologico. Buoni risultati vengono invece dalla corilicoltura, perché il mercato della nocciola ha sinora dato una discreta rimuneratività ed attrae sempre più aziende, tanto che in dieci anni il numero di ettari coltivati è salito da 2072 a 3870. Fra gli altri settori vi sono la frutticoltura, che nell'Astigiano ha però poco peso, il florovivaismo e l'apicoltura, che ha avuto una bassa produzione ed ha visto per la prima volta la presenza della "vespa velutina", un nuovo parassita che rischia di causare gravi danni.

Infine, resta il settore del biologico, che soffre però la concorrenza delle contraffazioni. Giorgio Ferrero, assessore regionale all'agricoltura, parlando dei finanziamenti che verranno dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte, ha aggiunto che «il PSR darà importanti spunti, ma l'agricoltura piemontese non dovrà dipendere da esso: sempre più le aziende dovranno avere la capacità di cambiare e di saper valorizzare il proprio prodotto». Alla presentazione di Coldiretti hanno assistito tutti i rappresentanti del mondo agricolo astigiano, oltre alla presidente regionale Coldiretti, Delia Rivelli.

Renato Romagnoli

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