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Cronaca
Il caso

Baldichieri, tredicesimo rinvio per il pestaggio omofobo: un processo che non è mai partito

Un caso paradossale. Uno degli imputati-parti civili è detenuto nel carcere di Lugano e la Procura non riesce a notificargli gli atti

Basta guardare il frontespizio del fascicolo “Pines” in mano agli avvocati Lamatina ed Evangelista per capire al volo la situazione sempre più paradossale di questo processo. Si va alla colonna delle udienze e se ne contano ben 13. Ma sono tutti rinvii, non è ancora mai stato sentito un solo testimone.
E venerdì la situazione non è cambiata e Linda ed Emanuela Pines, sposate con rito civile da qualche anno, sono venute per l’ennesima volta a vuoto e per l’ennesima volta se ne sono andate sbigottite dall’impossibilità di partire finalmente con il questo processo che si trascina avanti da anni.
Il problema è sempre lo stesso da cinque o sei udienze a questa parte: uno degli imputati-parti offese (qui lo sono tutti, Linda ed Emanuela comprese, a seguito di querele reciproche seguite al pestaggio di Emanuela avvenuto nell’alloggio di due vicini di casa per ragioni a sfondo omofobo) è detenuto nel carcere di Lugano, Svizzera, e nè per il suo legale, l’avvocato Bona, nè per la Procura nè per il giudice di Asti è stato possibile raggiungerlo per notificargli le date delle udienze e dargli così modo di scegliere la sua strategia difensiva. La Svizzera sembra irraggiungibile e inespugnabile, anche solo per far sapere ad un detenuto che è sotto processo in Italia.
Nel nuovo rinvio, il giudice ha disposto che la Procura si metta in contatto con il carcere di Lugano per la notifica e, contestualmente, nel caso in cui tutto vada a buon fine e il detenuto Alessandro Mistretta voglia presenziare alla prossima udienza fissata a novembre, venga organizzato il collegamento in videoconferenza.

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