Ventinove anni fa, a questa stessa ora, la città di Asti e meza provincia si riscegliavano dentro una delle più grandi alluvioni della storia.
Era domenica e la piena aveva già fatto disastri a monte del Tanaro, sabato pomeriggio e alla vicina alba, nella serata sempre del sabato. Ma aveva ancora così tanta forza da polverizzare gli argini astigiani e allagare tutta la parte sud del capoluogo fermandosi solo ai piedi della scalinata che conduce dall’ex Intendenza di Finanza a Campo del Palio, trasformato in un grande lago cittadino.
Quesl Tanaro così “alto” nel quale i suoi affluenti non potevano scaricare l’acqua raccolta nei precedenti giorni di pioggia intensa, ha allargato esponenzialmente l’inondazione facendo ingrossare tutti i corsi d’acqua che, a loro volta, sono usciti in zone anche lontane dal fiume astigiano.
La corrente del Tanaro incontenible, portandosi dietro i detriti raccolti nei chilometri di piena, ha cominciato a far saltare i ponti sul suo percorso, ad indebolirne altri e ad isolare interi paesi lungo il suo corso. Quella notte fra sabato e domenica, l’alluvione si portò via Fiorentino Genovese ed Elide Sciutto di Canelli, uccisi dalla piena mentre erano in cantina, travolti dall’improvvisa piena del Belbo. Nella giornata di domenica e nei giorni seguenti, il terrore vissuto quella notte e la disperazione per i danni subiti si è portato via altre quattro persone: l’ex veterinario di Canelli Giacomo Garessio (70 anni), Orsolina Giordano (86 anni) che abitava in Recinto Catena, il commerciante Pietro Nosengo (81 anni) e Regina Bosco (72 anni) pensionata che viveva in corso Savona.
A peggiorare lo stato collettivo di choc arrivavano continui allarmi (infondati) sull’arrivo di una seconda piena (per fortuna mai giunta). Canelli, profondamenete ferita dall’acqua e isolata, sarebbe stata raggiungibile solo a partire dalla giornata di lunedì.Impossibile, quella domenica, fare la conta dei danni.
(Qui il video girato nelle ore successive all’inondazione https://www.youtube.com/watch?v=f-DTL0j5jnw)
Ci sarebbero voluti anni e anni per dare una dimensione economica al disastro. Ancora di più per ottenere ristori e aiuti e, per qualcuno, quei conti non sono mai stati chiusi del tutto.
Sono stati anche i giorni di un’altra ondata, quella della solidarietà, dei volontari, dell’esercito che ha portato i suoi uomini e i suoi mezzi per spalare fango, portare i primi aiuti alle case isolate, montare cucine da campo e tendoni per riparare dal fango e dalle piogge dei giorni seguenti, residenti e angeli del fango.
Negli anni a seguire tanto è stato fatto per mettere la città al riparo da un altro disastro di quella portata, i ponti sono stati ricostruiti, le case ricostruite e ripulite, i posti più a rischio sgomberati. Ma il silenzio irreale di quel mattino di domenica 6 novembre 1994 e le immagini di un territorio piegati dall’acqua resteranno indelebili in chi è stato testimone diretto.
(Qui una photogallery delle immagini più significative di quei giorni tratte dall’archivio de La Nuova Provincia)