Quella revisione dell’Inps che le aveva ridotto al 75% la quantificazione della sua invalidità portando, come conseguenza, la revoca dell’assegno mensile era stata vissuta come una profonda ingiustizia.
A lei, donna di poco più di 30 anni che già deve affrontare ogni giorno quel maledetto tumore che l’ha colpita. Madre di due bambini in tenerissima età, da sola deve occuparsi di loro e non può permettersi di smettere di lavorare perchè deve far quadrare il bilancio di famiglia.
A causa delle cure importanti cui deve sottoporsi ha dovuto chiedere la riduzione a part time dell’orario di lavoro e la pensione di invalidità le consentiva di galleggiare dignitosamente.
Ma quel 75% che le toglieva l’indispensabile aiuto mensile e, soprattutto, non riconosceva appieno la malattia che l’ha travolta, proprio non poteva passare in sordina.
Così si è rivolta all’Anmic (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili) che l’hanno accolta e seguita nel ricorso contro l’Inps.
La donna aveva (purtroppo) tutte le carte in regola per ottenere il 100% dell’invalidità: giovane età con diagnosi di neoplasia e prognosi infausta. Era stato lo stesso ospedale di Asti che, una volta presa in carico, aveva segnalato il suo caso all’Inps in quanto paziente oncologica grave.
E quel 100% di invalidità in un primo tempo era stata riconosciuta senza difficoltà dall’Inps che però, nel corso di una revisione ad un anno dalla prima visita, aveva ridotto al 75%. La donna sarebbe stata felice, se quella riduzione fosse stata dettata da una remissione o da una guarigione dal tumore, ma così non è. Attualmente si sottopone ad una terapia all’avanguardia che le sta regalando tempo e buona qualità di vita, ma la diagnosi rimane “infausta”, come dicono i medici.
Gli esperti dell’Anmic hanno preparato il ricorso con le conclusioni del loro consulente che sono state le stesse del perito incaricato dal giudice. L’Inps nè ha inviato un suo consulente, nè ha presentato osservazioni nè conclusioni per difendere la decisione dell’abbassamento al 75%.
Il giudice ha interamente recepito la tesi dell’Anmic e ha disposto che venisse riconosciuta alla donna il 100% di invalidità con il ripristino dell’assegno e il pagamento degli arretrati dalla visita di revisione alla sentenza.
Ma per un anno la giovane madre ha dovuto vivere senza quell’assegno così fondamentale per lei e i suoi figli.
Polizia di Stato
- Redazione